L’Azerbaijan, una Repubblica Presidenziale con 10,3 milioni di abitanti e capitale Baku, si trova in una posizione strategica nel Caucaso. Il suo territorio si affaccia sul Mar Caspio ed è delimitato a nord da Georgia e Russia, a ovest dall’Armenia e a sud dall’Iran. L’exclave di Naxcivan ha un breve confine con la Turchia.
Dopo le guerre russo-persiane dell’inizio dell’Ottocento, l’Azerbaijan — allora regione dell’Iran del nord — fu annesso all’Impero Russo. Dopo una breve parentesi come Stato indipendente tra il 1918 e il 1920, venne inglobato nell’Unione Sovietica. L’indipendenza fu proclamata nell’ottobre 1991, in seguito allo scioglimento del Partito Comunista Sovietico e alla dissoluzione dell’URSS (Unione delle Repubbliche Sovietiche).
Nel sistema sovietico, basato sulla divisione del lavoro tra le repubbliche, l’Azerbaijan forniva ortaggi e frutta, ma soprattutto petrolio e gas naturale. Le risorse erano gestite da Mosca, ma Baku ospitava tecnici e maestranze da tutto il Paese, diventando una delle città più importanti dell’Unione Sovietica. Il suo ruolo nel settore petrolifero ha radici antiche, risalenti all’Ottocento.
Dalla crisi post-sovietica alla ripresa
Dopo l’indipendenza dall’URSS, l’economia azera ha vissuto un decennio di difficoltà, staccata dai canali commerciali sovietici e priva dei finanziamenti di Mosca. La ripresa è avvenuta grazie agli investimenti nel settore degli idrocarburi e alla costruzione di pipeline, in primis il Baku-Tblisi-Ceyhan (2006), che ha permesso al petrolio azero di raggiungere il terminale turco di Ceyhan e da lì i Paesi europei.
Energia, investimenti, infrastrutture
Petrolio e gas sono ancora oggi il volano dell’economia azera, contribuendo per il 90% dell’export azero e per il 47% del PIL, attirando la maggior parte degli investimenti esteri. Le principali compagnie internazionali (British Petroleum, Chevron, Exxon Mobil), insieme alla locale SOCAR, operano nel Consorzio “International Operating Company” per l’estrazione dai fondali del Mar Caspio. Il gasdotto TAP, tratto finale del corridoio energetico che attraversa Georgia, Turchia e Grecia, approda in Puglia, rifornendo l’Italia e altri Paesi europei. L’Italia è il primo cliente dell’Azerbaijan, con importazioni energetiche per 8,2 miliardi di euro nel 2024.
Indicatori macroeconomici e stabilità
Grazie ai proventi energetici, il PIL è cresciuto di 120 volte dal 1991 dalla data dell’indipendenza a oggi, quando il 48% della popolazione viveva sotto la soglia della povertà, mentre attualmente, secondo la Banca Mondiale, vi è un reddito pro capite di 7250 dollari (a parità di potere d’acquisto equivalenti a 20.000 dollari). Il bilancio pubblico è in pareggio, l’inflazione è al 4,3%, il debito pubblico al 19%, la disoccupazione al 5%. Il Manat, la moneta azera, è stabile e convertibile, con cambio fisso a 1,7 rispetto al dollaro. L’Agenzia di rating Fitch conferma il rating BBB- con outlook stabile, simile a quello di molti Paesi avanzati.
Corridoi infrastrutturali e ruolo regionale
Grazie al suo solido quadro economico e alla sua posizione strategica nel Caucaso, l’Azerbaijan è un attore regionale chiave. Ciò è ulteriormente rafforzato dai continui e massicci investimenti del governo azero nelle infrastrutture, in particolare nei “Corridoi” stradali internazionali.
Il progetto più significativo è il TRACECA (Transport Corridor Europe Caucasus Asia), che mira a ridurre i tempi di percorrenza tra Europa e Cina da 40 a 20 giorni. Il suo pregio è che evita paesi “critici” come Russia e Iran, posizionando l’Azerbaijian come un passaggio strategico tra Europa e Asia. Il finanziamento per il suo completamento proviene da diverse istituzioni internazionali, tra cui l’Asian Development Bank e l’Unione Europea.
A tal fine, le autorità locali hanno stanziato risorse considerevoli per l’espansione del porto di Baku e il potenziamento della ferrovia Baku-Tbilisi (Georgia)-Kars (Turchia). Quest’ultima potrebbe precedere la riapertura della tratta ferroviaria tra Turchia e Armenia, chiusa dal 1993 a causa del conflitto tra Armenia e Azerbaijian, ma potenzialmente ripristinabile in seguito al Memorandum di Pace firmato tra i due paesi lo scorso 8 agosto a Washington.
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