Le prime trivellazioni petrolifere in Azerbaijan risalgono agli anni ’40 dell’Ottocento, nei dintorni di Baku. La “Mirzoev Oil Company”, di proprietà armena, ottenne le concessioni dal governo zarista. Anche la “BRANOBEL” dei fratelli Robert, Ludwig e Alfred Nobel, con solidi legami con San Pietroburgo, intuì il potenziale di quelle che allora erano le più grandi riserve petrolifere mondiali, creando la prima raffineria e il primo oleodotto.
La “Standard Oil” di John D. Rockefeller monitorava con interesse il boom petrolifero della regione, esportando prodotti per l’estrazione e acquisendo, agli inizi del ‘900, una quota nella compagnia dei fratelli Nobel. Allo stesso modo agirono la olandese Shell, altre importanti compagnie petrolifere dell’epoca e ricchi investitori privati. Grazie ai giacimenti di Baku, la Russia era infatti il maggiore produttore mondiale di petrolio.
Architettura del petrolio: residenze e musei
Testimonianze architettoniche, in particolare le lussuose residenze dei “magnati” del petrolio, costruite durante l’era del “boom” petrolifero, sono ancora visibili nel “Museo del Petrolio” della capitale azera. Negli ultimi quindici anni, oltre al restauro dei monumenti del centro storico, la città si è arricchita di importanti costruzioni moderne. Tra queste spiccano l'”Heydar Aliyev Cultural Centre”, uno dei maggiori al mondo, disegnato da Zaha Hadid, e le tre “Flame Towers”, alte dai 130 ai 190 metri. Quest’ultime, grazie a 10.000 apparecchi LED ad alta potenza forniti dalla Osram, si trasformano in schermi giganti, simboleggiando il legame della città con il fuoco (l’Azerbaijan è anche chiamato “Terra dei Fuochi”, che ancora oggi ardono perennemente sorgendo dal terreno, anche nei pressi di Baku) e il petrolio.
Contenuti protetti da copyright©. È vietata la riproduzione, anche parziale, del testo con qualsiasi mezzo, senza autorizzazione.

