ECO, nuovi mercati di sviluppo per le aziende italiane

In un mondo in cui la geografia degli scambi si sta ridisegnando con rapidità, l’Eurasia torna a essere uno snodo cruciale per la competitività globale. I Paesi ECO – un’area vasta tre volte l’Europa e abitata da oltre mezzo miliardo di persone – stanno accelerando la propria integrazione economica, aprendo alle imprese italiane un ventaglio di opportunità che va ben oltre l’energia. Dalla logistica ai corridoi infrastrutturali, dall’agroindustria all’economia circolare, l’incontro organizzato il 12 novembre a Milano dalla Camera di Commercio Italia & Iran e Paesi ECO, in collaborazione con Rödl & Partners, ha confermato che la regione non è più un mercato “di nicchia”, ma una frontiera strategica per il nostro export.

Lo scorso 12 novembre, al Palazzo delle Stelline di Milano, la Camera di Commercio Italia & Iran e Paesi ECO – Economic Cooperation Organization – in collaborazione con lo studio legale Rödl & Partners, ha organizzato una presentazione dedicata alle prospettive economiche nei dieci Paesi. L’organizzazione (nata alla fine degli anni ’90 su iniziativa di Turchia, Pakistan e Iran, raggruppa oggi dieci Stati: Afghanistan, Azerbaijan, Kazakistan, Kirghizistan, Pakistan, Tagikistan, Turchia, Turkmenistan, Uzbekistan e Iran). Insieme contano circa 550 milioni di abitanti e una superficie tre volte superiore a quella del continente europeo. Pur presentando economie eterogenee per struttura e dimensioni del PIL, condividono due caratteristiche fondamentali: una posizione strategica tra Europa e Asia e una crescita economica costante.

Il Segretariato generale ha sede a Teheran, mentre la Presidenza è affidata a rotazione triennale tra i Paesi membri. Attualmente l’ECO rappresenta una piattaforma di discussione sui temi centrali dello sviluppo economico, ma si sta dotando di una struttura settoriale con l’obiettivo di costituire un’Area di Libero Scambio.

La collocazione geografica pone questi Paesi al centro dei grandi corridoi di trasporto, come il “Southern Corridor”, la cui realizzazione vedrà il sostegno finanziario dell’Unione Europea e di organismi internazionali quali la BERS (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) e l’Asian Development Bank. L’obiettivo è ridurre i tempi di transito tra Europa e Cina. In tale prospettiva, il Mediterraneo diventa una testa di ponte strategica e l’Italia potrebbe assumere un ruolo di crescente importanza, come dimostra il livello di interscambio commerciale con la regione, in costante crescita e pari a 47,2 miliardi di euro lo scorso anno, secondo quanto sottolineato dal Segretario generale della Camera, Pier Luigi d’Agata.

Fra i relatori, Federico Failla, coordinatore per i Paesi dell’Asia Centrale del Ministero degli Affari Esteri, ha evidenziato l’importanza di Azerbaijan e Kazakistan per le forniture energetiche italiane, ma anche le potenzialità di collaborazione in ambito agricolo, energetico e di economia circolare. Temi ribaditi dai Capi di Stato e di governo nel vertice Italia–Asia Centrale dello scorso maggio, che ha coinvolto cinque dei dieci Paesi ECO.

I rappresentanti dello studio Rödl & Partners, presenti in Kazakistan, Uzbekistan e Azerbaijan, hanno offerto una panoramica delle opportunità e delle criticità locali, sottolineando i progressi in termini di trasparenza nella governance: dagli appalti pubblici alla tutela della proprietà intellettuale, fino alla gestione doganale.

Come ha sintetizzato il Presidente della Camera, Giuseppe Zampini, alcuni di questi Paesi, pur geograficamente distanti, conoscono meglio il sistema economico italiano di quanto noi conosciamo il loro. Un sistema ricco di opportunità che le aziende italiane dovrebbero imparare a sfruttare, soprattutto alla luce della necessità di diversificare i tradizionali mercati di sbocco.

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