Il gasdotto TRANSMED, noto anche come “Enrico Mattei”, trasporta gas dai giacimenti algerini attraversando la Tunisia fino all’Italia dal 1983. Attualmente copre circa il 35% del fabbisogno energetico italiano, rendendo l’Italia il primo cliente dell’Algeria, con un volume di scambi pari a 11 miliardi di euro. A partire dal 2022, il TRANSMED ha progressivamente sostituito le forniture provenienti dalla Russia. È interesse reciproco mantenere, e se possibile aumentare, l’ammontare di queste forniture, investendo risorse significative nell’adeguamento delle infrastrutture lungo tutta la filiera: dall’impiego di macchinari e tecnologie per ottimizzare i tempi di esplorazione ed estrazione, fino al potenziamento dei pipeline per il trasporto.
L’accordo Sonatrach–Eni per Zemoul el Kebir
Questa strategia è alla base dell’accordo siglato “a latere” del Forum tra la compagnia petrolifera di Stato algerina Sonatrach ed Eni, per lo sviluppo del giacimento di Zemoul el Kebir, situato nel sud-est del Paese. Al termine della fase di esplorazione triennale, si stima una produzione annua di 400.000 barili di petrolio e 9 miliardi di metri cubi di gas. L’investimento previsto da parte di Eni è pari a 1,3 miliardi di euro, con una durata contrattuale trentennale. La presenza consolidata del Gruppo Eni in Algeria si sta estendendo anche ai settori dell’energia alternativa (come vedremo nel paragrafo successivo) e alla formazione tecnica, con il coinvolgimento di centinaia di ingegneri e tecnici in collaborazione con università locali.
Nuovi attori internazionali
Le autorità algerine stanno attuando una politica attiva per attrarre altri grandi operatori energetici internazionali, con l’obiettivo di aumentare la produzione e diversificare i mercati di sbocco. Recentemente sono state assegnate licenze di esplorazione alle statunitensi Chevron ed Exxon Mobil (nonostante i dazi del 30% imposti all’Algeria dall’amministrazione Trump), e alla francese Total, nonostante i rapporti tradizionalmente tesi con Parigi.
Rischi strutturali e volatilità dei prezzi
Negli ultimi anni, la produttività del settore idrocarburi in Algeria ha registrato un lento declino, aggravato dalle oscillazioni dei prezzi di gas e petrolio, attualmente inferiori in media del 30% rispetto al picco del 2022, raggiunto dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Il settore degli idrocarburi rappresenta circa l’80% delle esportazioni e il 43% delle entrate fiscali dell’Algeria. Questi introiti permettono alle autorità locali di mantenere un sistema di sovvenzioni molto esteso (alimentari, utenze domestiche, carburanti, ecc.) e di sostenere un elevato livello di spesa pubblica, fondamentale per garantire la stabilità sociale in un Paese dove circa il 50% della popolazione, pari a 47 milioni di abitanti, ha meno di 30 anni.
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