Negli ultimi decenni, l’economia giapponese ha attraversato una fase prolungata di stagnazione, caratterizzata da una crescita economica moderata, una bassa inflazione e tassi d’interesse ai minimi storici. Questo fenomeno, noto come “decenni perduti”, ha avuto origine dalla crisi finanziaria dei primi anni ’90, quando lo scoppio della bolla speculativa immobiliare e azionaria ha determinato un lungo periodo di deflazione e un rallentamento significativo della crescita del PIL.
Tuttavia, negli ultimi due anni, il Paese ha iniziato a registrare segnali di ripresa, sostenuta da diversi fattori chiave. In primo luogo, un rafforzamento della solidità macroeconomica interna, che ha contribuito a una graduale uscita dalla deflazione; in secondo luogo, le riforme di politica economica adottate dal governo giapponese, che hanno avuto un impatto positivo nel rilancio della crescita e nell’incremento della fiducia degli investitori.
Queste riforme mirano a contrastare alcune delle sfide più rilevanti che il Giappone deve affrontare nel medio e lungo termine: l’invecchiamento della popolazione e il conseguente calo demografico, che rappresentano una delle principali preoccupazioni per la sostenibilità del sistema economico e previdenziale del Paese, cui si aggiunge la forte dipendenza dalle esportazioni, che espone il Giappone alle fluttuazioni del commercio globale e alle tensioni geopolitiche, rendendo necessaria una maggiore diversificazione delle strategie economiche.
Crescita moderata ma costante
Secondo le previsioni fornite dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e da altre istituzioni finanziarie internazionali, la crescita economica del Giappone, pur restando moderata rispetto ad altre economie avanzate, dovrebbe mantenersi costante nel prossimo futuro. Questa prospettiva positiva ha rafforzato la fiducia degli investitori e ha incentivato una rivalutazione degli asset giapponesi, contribuendo a rendere il mercato finanziario del Paese più attrattivo.
Parallelamente, il Giappone continua a consolidare la sua posizione di leader tecnologico globale. Grazie agli ingenti investimenti in settori chiave come l’automazione, la robotica e l’intelligenza artificiale, il Paese si conferma all’avanguardia nell’innovazione tecnologica. Questi settori rappresentano non solo un motore di crescita economica, ma anche una risposta strategica alle sfide demografiche e al fabbisogno di manodopera qualificata. Le aziende giapponesi, infatti, stanno investendo sempre più in soluzioni avanzate per incrementare la produttività e ridurre la dipendenza dalla forza lavoro umana. In questo contesto, il governo giapponese ha introdotto una serie di incentivi per favorire l’adozione di tecnologie avanzate e promuovere la transizione verso un’economia più digitale e sostenibile. Il programma “Society 5.0”, ad esempio, punta a creare un ecosistema tecnologico integrato, in cui l’uso dell’intelligenza artificiale, dell’Internet delle cose (IoT) e della robotica contribuisca a migliorare la qualità della vita e l’efficienza dei servizi pubblici e privati.
L’attenzione del Giappone alla sostenibilità e alla riduzione dell’impatto ambientale si riflette anche nelle politiche energetiche adottate negli ultimi anni. Il Paese sta accelerando gli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e favorire una maggiore autosufficienza energetica. Il governo ha fissato obiettivi ambiziosi per la decarbonizzazione e sta promuovendo lo sviluppo di tecnologie innovative, come l’idrogeno verde e le batterie di nuova generazione
Congiuntura
Secondo l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), nei prossimi anni il Giappone potrebbe crescere a un tasso annuo compreso tra lo 0,7% e l’1,2%, a seconda delle politiche adottate e delle condizioni globali.
Per il 2025 si prevede un reale rimbalzo del PIL dell’1,5%, spinto dalla domanda interna. I consumi privati saranno guidati da una robusta crescita salariale, dalla moderazione dell’inflazione dei prezzi al consumo e dalle recenti misure di sostegno governative.
Grandi guadagni di profitto, in parte dovuti allo yen debole, e sussidi governativi, in particolare per investimenti verdi e digitali, stimoleranno gli investimenti aziendali. L’inflazione dovrebbe stabilizzarsi intorno all’obiettivo del 2%, sostenuta dallo slancio della crescita salariale e dal passaggio dei costi del lavoro ai prezzi.
La domanda interna sarà il principale motore della crescita, con mercati del lavoro in continua evoluzione. Gli investimenti aziendali rimarranno robusti nel 2025, riflettendo un elevato arretrato di ordini in macchinari e costruzioni e il sostegno dei sussidi governativi. Il tasso di disoccupazione nel 2026 è previsto in calo al 2,3%.
Con il pacchetto di stimolo economico recentemente adottato, prima di restringersi nel 2026, si prevede che il deficit primario si allargherà nel 2025, prima di ridursi all’1,3% del PIL nel 2026 (dall’1,6% del PIL nel 2024). Il nuovo pacchetto riprende i sussidi per gas ed elettricità, estende le misure per frenare i prezzi elevati del carburante, e include anche supporto e garanzie del debito per investimenti a lungo termine nella produzione di semiconduttori, R&S e sussidi in denaro alle famiglie a basso reddito.
Welfare e difesa
Le proiezioni dell’OCSE presumono un ulteriore aumento nella spesa per la difesa negli anni fiscali 2025 e 2026. Per l’anno fiscale 2025, il governo giapponese ha appena approvato una legge di bilancio record di 115.500 miliardi di yen, equivalenti a 703 miliardi di euro. Circa un terzo del budget, pari a 32.280 miliardi di yen, sarà utilizzato per coprire i costi del welfare a fronte del rapido invecchiamento della popolazione. Per il tredicesimo anno consecutivo aumenteranno le spese per la difesa, con un budget di 8.700 miliardi di yen (53 miliardi di euro), un livello mai così elevato.
Per il futuro, sarà indispensabile progettare e attuare un percorso di consolidamento fiscale a medio termine, con misure concrete di entrate e spese, tra cui riforme fiscali e della previdenza sociale, per garantire la sostenibilità fiscale.
Le proiezioni di un’inflazione intorno all’obiettivo del 2% e una robusta crescita salariale implicano che siano giustificati aumenti graduali del tasso di interesse di riferimento. Le riforme strutturali per aumentare la produttività, l’occupazione, in particolare di lavoratori anziani e donne, e l’integrazione dei lavoratori stranieri, saranno fondamentali per affrontare la carenza di manodopera e le sfide demografiche.
I rischi che il Paese potrebbe affrontare includono una domanda più debole del previsto da parte dei partner commerciali e tensioni geopolitiche che riducano le esportazioni. Un rapido apprezzamento dello yen ridurrebbe i profitti aziendali interrompendo il virtuoso ciclo prezzi-salari. Una perdita di fiducia nella sostenibilità fiscale del Giappone e un aumento del premio di rischio sovrano potrebbero influire negativamente sul settore finanziario e sull’economia reale. Al contrario, una continua crescita elevata dei salari potrà aumentare i consumi più del previsto, mentre una domanda esterna maggiore potrà sostenere ulteriormente le esportazioni.