Il Kenya, la più grande economia dell’Africa orientale, ha registrato robusti tassi di crescita annua nell’ultimo quinquennio. Tuttavia, l’elevato debito pubblico, l’onere dei rimborsi, le disuguaglianze economiche e i problemi di governance ne hanno frenato i risultati.
L’economia è cresciuta del 4,7% nel 2024, in calo rispetto al 5,7% dell’anno precedente, anche a causa dei disordini scoppiati a metà anno in segno di protesta contro gli aumenti delle tasse.
La Banca Mondiale ha ridotto di mezzo punto le previsioni di crescita del Kenya per quest’anno, portandole al 4,5% rispetto alla stima iniziale, citando gli elevati livelli di debito, i tassi di prestito alti e la contrazione del credito al settore privato.
Secondo l’Istituzione, il governo ha fatto ricorso al mercato interno per finanziare il proprio bilancio, a causa della diminuzione dei finanziamenti esterni. Tuttavia, le fatture non pagate e la riduzione delle entrate fiscali hanno indebolito gli sforzi di consolidamento fiscale.
Politica monetaria: stabilità formale ma effetti limitati
Le autorità sono riuscite a mantenere stabili l’inflazione e i tassi di cambio, consentendo ai decisori politici di avviare un allentamento della politica monetaria. Tuttavia, i tassi di prestito reali non si sono ridotti in parallelo. Questo ha causato un rallentamento nella crescita del credito, che ha colpito settori come il manifatturiero, la finanza e l’industria mineraria, anche a causa di una domanda indebolita.
Anche i crediti in sofferenza sono aumentati, soprattutto tra i piccoli istituti di credito commerciale, aggravando ulteriormente la situazione del sistema bancario.
Il Kenya è esposto a rischi significativi a causa del suo debito, che ha raggiunto il 65,5% del PIL. Il Paese è attualmente classificato come ad alto rischio di dissesto. La Banca Mondiale ha esortato il governo ad attuare riforme fiscali mirate — tra cui l’eliminazione delle esenzioni su alcune imposte sui consumi — con l’obiettivo di aumentare le entrate, promuovere una crescita inclusiva e ridurre l’indebitamento complessivo.
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