Nella notte tra il 9 e il 10 ottobre scorsi, il parlamento peruviano ha destituito la presidente Dina Boluarte, in carica dal dicembre 2022, a seguito di intense manifestazioni di piazza. L’incarico è stato assunto da Jose Jeri, presidente del parlamento.
La rimozione di Boluarte non è un caso isolato, ma si inserisce in una costante di instabilità politica in Perù: la maggior parte dei presidenti non riesce a completare il proprio mandato. Un dato significativo evidenzia tale precarietà: in cinque anni, il Perù ha avuto un numero di presidenti pari a quello attuale. La destituzione è avvenuta nel contesto delle indagini della procura generale su presunti crimini contro i diritti umani e corruzione.
Nonostante la turbolenza politica, la stabilità finanziaria del Paese è rimasta inalterata, con un rischio paese che risulta persino inferiore di alcuni punti. L’andamento economico sembra dunque seguire una traiettoria indipendente dagli alti e bassi della politica. I media peruviani hanno anche riportato un apprezzamento del dollaro dopo la destituzione di Boluarte. Tuttavia, la principale associazione imprenditoriale peruviana, CONFIEP, ha lanciato un monito: la fragilità istituzionale rischia di avere un impatto negativo significativo sul Paese, minando la fiducia, scoraggiando gli investimenti e colpendo direttamente l’occupazione di milioni di cittadini. Per questo motivo, CONFIEP ha sottolineato l’urgenza di raggiungere un solido accordo politico che garantisca la governabilità fino alle prossime elezioni, fissate per il 28 luglio 2026.
Indicatori economici e resilienza finanziaria
Gli indicatori economici del Perù evidenziano, comunque, una stabilità: a settembre, l’inflazione annua si è attestata all’1,33%, in lieve aumento rispetto all’1,16% di agosto. Il Ministero dell’Economia peruviano si dice fiducioso di superare le stime di crescita del 2025 degli organismi internazionali, puntando sul rafforzamento della domanda interna e sugli investimenti pubblici e privati. Mentre l’OCSE prevede una crescita del 3%, le autorità peruviane ambiscono a un’espansione superiore, supportata dalla stabilità macroeconomica, dal settore minerario e da un incremento della fiducia imprenditoriale nazionale. Questi fattori, unitamente a un’inflazione contenuta e a un equilibrio fiscale solido, mirano a consolidare la ripresa economica.
L’Istituto nazionale di statistica e tecnologia dell’informazione (INEI) ha riportato un aumento dello 0,04% dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) a settembre rispetto al mese precedente. Nello stesso mese, il tasso di interesse di riferimento è stato tagliato di 25 punti base, arrivando al 4,25%, dopo un periodo di tre mesi senza modifiche.
La stabilità economica del Paese è sostenuta da elementi chiave: l’indipendenza della Banca Centrale, un quadro fiscale ben definito e un elevato livello di riserve bancarie, che insieme hanno mitigato la volatilità e rafforzato le aspettative economiche. In momenti di necessità, come durante le elezioni del 2021, l’autorità monetaria interviene sul mercato dei cambi vendendo dollari per contenere le oscillazioni del tasso di cambio e preservare la fiducia, consentendo all’economia di assorbire meglio le turbolenze politiche.
Le riserve interne del Perù hanno toccato livelli record nel 2025, superando gli 88.710 milioni di dollari a luglio. Si prevede che il Paese chiuda l’anno con riserve che si avvicineranno ai 100.000 milioni di dollari. Questa crescita non solo fortifica l’economia peruviana, ma la protegge anche dagli shock esterni, posizionando il Perù tra i paesi con le maggiori riserve in America Latina.
Condizioni sociali e lavoro informale
Nonostante sia il sesto Paese per PIL in America Latina, il Perù deve affrontare significative criticità sociali ed economiche. Circa un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e quasi 17 milioni di persone soffrono di grave insicurezza alimentare, una condizione esacerbata dall’aumento del costo della vita. Inoltre, permangono forti carenze in settori chiave come lavoro, istruzione, sicurezza e sanità. Un dato particolarmente allarmante, secondo l’OCSE, è l’elevato livello di lavoro sommerso, che coinvolge oltre il 70% dei lavoratori e delle imprese peruviane.
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