Alla Tigre dell’Asia piace molto il Made in Italy

Il ruolo dei grandi conglomerati industriali, detti chaebol – perennemente messi sotto accusa a ogni tornata economica sfavorevole – ha comunque assicurato al Paese una solida ossatura per investimenti nella ricerca e sviluppo in settori a forte espansione, garantendo nel tempo un livello occupazionale positivo. Non mancano tuttavia aspetti critici, in particolare per quanto riguarda l’occupazione femminile e giovanile, ancora oggi penalizzata da dinamiche strutturali non del tutto superate.

L’Italia come modello sociale e culturale

Lo sviluppo degli scambi con l’Italia ha conosciuto un’accelerazione significativa nell’ultimo decennio, parallelamente alla crescita della capacità di spesa di ampie fasce della popolazione coreana. In particolare, alcune categorie dell’export italiano sono diventate per i consumatori coreani il simbolo per eccellenza dell’apprezzamento della vita occidentale e dei modelli culturali delle giovani generazioni, che le hanno accolte con entusiasmo, pur mantenendo saldo il legame con la profonda cultura confuciana che ancora permea la società coreana.

La cucina italiana conquista le metropoli coreane

Pur presentando una tradizione culinaria profondamente radicata, la Corea del Sud rappresenta un esempio virtuoso di apertura verso la cultura gastronomica italiana. In tutte le principali aree metropolitane – da Seoul a Busan, da Taegu fino alle città della provincia – è oggi possibile trovare una vasta rete di ristoranti italiani, gestiti sia da connazionali che da coreani, a testimonianza di un’integrazione profonda e crescente.

Si può stimare che gli innamorati dell’Italia – e quindi consumatori di fatto di prodotti italiani della moda, della cosmetica, dell’enogastronomia e dell’arredo – siano ben oltre una decina di milioni, ovvero almeno un quinto della popolazione complessiva della Corea del Sud. Un dato eloquente, che spiega la penetrazione crescente del Made in Italy nel Paese.

Sin dagli anni Ottanta, l’Italia è stata osservata con attenzione dalle élite politiche ed economiche coreane. Non sono pochi i paralleli enfatizzati: dalla vocazione agricola originaria alla capacità di trasformarsi in una potenza industriale, fino alla valorizzazione dell’eredità culturale e alla resilienza delle rispettive popolazioni. Fattori che, uniti alla crescita del potere d’acquisto, hanno generato un orientamento favorevole verso i beni di consumo italiani.

Un mercato maturo per il lusso accessibile

Nonostante persistano aree economicamente più arretrate, l’asse urbano che collega Seoul, Taegu, Busan e l’isola di Cheju concentra una popolazione con elevati standard economici. Il reddito pro capite medio ha superato i 32.000 euro, livello più che sufficiente per rendere numerose categorie del Made in Italy “affordable” per ampi segmenti della popolazione. In molti casi, i prodotti italiani vengono preferiti a quelli locali, non solo per il loro prestigio, ma anche per la percezione di qualità e autenticità.

Moda, food, cosmetica: la triade del successo italiano

È interessante osservare come, pur in presenza di una forte tradizione tessile e gastronomica, la Corea del Sud abbia accolto con entusiasmo la cucina italiana, i marchi della moda e della cosmetica del nostro Paese. Le grandi griffe trovano oggi spazi di mercato significativi, affiancati da brand più piccoli ma di alta gamma, capaci di incontrare le aspettative di un consumatore sofisticato e curioso.

La reputazione dei prodotti italiani è molto elevata in Corea del Sud. A conferma di questo, va segnalata la crescita costante dei flussi turistici coreani verso l’Italia. Un dato che non ha solo rilevanza culturale, ma rappresenta anche una garanzia per futuri incrementi nella presenza del Made in Italy sul mercato coreano.

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