I dazi americani hanno provocato uno shock in Svizzera, rafforzando la posizione di chi sostiene un legame più stretto con l’Unione Europea e confermando, sul piano politico, un avvicinamento internazionale anche in materia di sicurezza.
La votazione popolare sugli Accordi Bilaterali III, il nuovo pacchetto di trattati con l’UE, sarà la decisione più importante della Svizzera in politica estera. Il Parlamento inizierà a discuterne nel 2026, ma il dibattito è già acceso.
L’impatto sull’opinione pubblica
I dazi record imposti dagli Stati Uniti hanno colpito duramente l’opinione pubblica elvetica. L’industria orientata all’export ha reagito con durezza: il direttore di Swissmem, l’associazione dell’industria tecnologica, ha parlato apertamente di un “attacco alla Svizzera”. Rappresentanti politici e industriali temono una massiccia perdita di posti di lavoro, e alcune aziende hanno già annunciato il ricorso al lavoro ridotto.
La delusione è ancora più forte se si considera che la Svizzera era stata tra i primi Paesi a negoziare con Trump, subito dopo l’annuncio dei dazi generalizzati durante il Liberation Day. All’epoca, si parlava di un’imposizione del 31%, ma il Governo aveva avviato trattative e annunciato un accordo che prevedeva dazi ridotti, forse intorno al 10%.
All’inizio di luglio, la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter aveva dichiarato di aver aperto un canale diretto con Trump, rafforzando l’idea di una posizione privilegiata del Paese, coerente con l’autopercezione svizzera di “caso speciale”. Questo concetto, radicato sin dal XIX secolo, ha giustificato la neutralità durante le guerre mondiali e, dagli anni Novanta, è diventato uno slogan politico per opporsi all’integrazione europea. Con i dazi, però, questa illusione si è infranta.
Verso l’Europa
Nonostante le spiegazioni della presidente della Confederazione, il fallimento dei negoziati ha rilanciato il consenso verso un maggiore avvicinamento all’UE. Se per alcuni settori il mercato americano resta importante, il futuro della Svizzera appare sempre più legato ai rapporti con Bruxelles.
L’adesione all’UE non è all’ordine del giorno: la maggioranza dei cittadini vi si oppone. Il dibattito si concentra sul grado di integrazione con il mercato interno europeo, le istituzioni e le infrastrutture comuni. La maggioranza dei partiti è favorevole agli accordi negoziati; la destra isolazionista punta invece a mantenere le distanze.
Il tema della sicurezza
A rafforzare la spinta verso l’UE c’è anche la politica di sicurezza. La guerra in Ucraina ha incrinato la percezione di stabilità e ha spinto la Svizzera a partecipare a diverse iniziative europee nel settore.
Tra Governo e partiti prevale il consenso sull’avvicinamento militare alla NATO, pur nel rispetto della neutralità. I sondaggi mostrano ampio sostegno popolare a questa linea. Oggi, rispetto agli Stati Uniti, i partner europei appaiono come un baluardo di razionalità e stabilità, sia sul piano economico sia su quello della sicurezza.
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