L’economia svizzera sta rallentando vistosamente, complice il calo dell’attività industriale e delle esportazioni. Secondo lo scenario congiunturale aggiornato della Seco (Segreteria di Stato per l’economia), l’aumento dei dazi statunitensi dovrebbe frenare la crescita soprattutto nel 2026. Gli ultimi dati diffusi dalla Seco mostrano che nel 2° trimestre 2025 il PIL svizzero è cresciuto appena dello 0,1%, a fronte dello 0,7% del 1° trimestre. Alla crescita superiore alla media del periodo precedente è seguita una netta inversione di tendenza.
Settori industriali in difficoltà
Il valore aggiunto industriale e le esportazioni hanno registrato un calo significativo, mentre il settore dei servizi ha mantenuto un andamento positivo. Nel dettaglio:
- L’industria chimico-farmaceutica ha subito una contrazione del −4,8% nella creazione di valore, dopo l’impennata del trimestre precedente, legata a esportazioni anticipate per via della politica commerciale USA.
- Altri settori industriali hanno subito una flessione complessiva del −2,4%, con un calo delle esportazioni del −2,7%.
- Anche le importazioni sono diminuite (−3,7%), dopo il forte aumento del trimestre precedente.
La tenuta dei servizi
La domanda finale interna ha segnato una crescita lieve (+0,1%), ma sufficiente a sostenere vari comparti dei servizi:
- Alberghi e ristorazione: +1,5%
- Sanità e sociale: +0,3%
- Trasporti e comunicazioni: +0,1%
- Commercio: +1,9%
- Servizi alle imprese: +0,5%
I consumi privati sono aumentati dello +0,3%, trainati da spese per la salute e per il turismo. I consumi pubblici hanno mostrato una crescita più robusta della media storica (+0,9%).
Unica eccezione i servizi finanziari, che hanno registrato una leggera contrazione (−0,2%) a causa del calo delle operazioni in commissione.
Costruzioni e beni strumentali
Gli investimenti nelle costruzioni hanno registrato una lieve flessione (−0,1%), così come la creazione di valore nel settore (−0,4%). Negativi anche gli investimenti in beni strumentali (−0,8%), riflesso di un andamento moderato in vari comparti. I cali più marcati hanno riguardato voci tradizionalmente volatili e meno sensibili alla congiuntura, come l’aviazione e la ricerca e sviluppo.
Il nodo del cambio e il super franco
A pesare ulteriormente sul quadro economico vi è il forte indebolimento del dollaro rispetto al franco svizzero, che penalizza la competitività delle esportazioni rendendo i prodotti elvetici più costosi. Dal gennaio 2025 a oggi, il dollaro ha perso il 12,2% del suo valore contro il franco.
Il 19 giugno scorso la Banca Nazionale Svizzera (BNS) è intervenuta sull’apprezzamento del cosiddetto super franco, portando il tasso di riferimento allo 0%. Si tratta dell’ultima decisione di una serie di misure orientate a una politica monetaria più espansiva, con il ritorno a tassi zero dopo un periodo di tassi negativi.
Previsioni di crescita riviste
Lo scorso giugno la Seco stimava una crescita del PIL dell’1,3% nel 2025 e dell’1,2% nel 2026, già al di sotto della media pluriennale (1981–2024) pari all’1,8%. Con l’introduzione dei dazi USA del 39% ad agosto, le prospettive si sono ulteriormente deteriorate.
Secondo le nuove simulazioni della Seco, la crescita si limiterebbe all’1,2% nel 2025 e scenderebbe allo 0,8% nel 2026. Tuttavia, pur con effetti significativi per diversi settori e imprese, non è al momento prevista una grave recessione.
Cala la fiducia tra gli investitori svizzeri
Contrariamente alle previsioni del Governo, gli analisti finanziari mostrano un crescente pessimismo sull’evoluzione congiunturale elvetica. È quanto emerge dall’indice sulle prospettive economiche elaborato da UBS e CFA Society Switzerland, basato su un sondaggio tra esperti.
Ad agosto l’indicatore si è attestato a −53,8 punti, con un crollo di 56,2 punti rispetto a luglio. Si tratta del valore più basso da novembre 2022, quando toccò quota −57,5.
Nel dettaglio:
- Solo il 5,8% degli intervistati prevede un miglioramento nei prossimi sei mesi.
- Il 59,6% scommette su un peggioramento.
- Il 34,6% ritiene che non vi saranno cambiamenti.
Il balzo dei pessimisti (+45,3 punti rispetto a luglio) è stato accompagnato da un calo degli ottimisti (−10,9 punti) e degli indecisi (−34,4 punti).
Inflazione e tassi d’interesse
Sul fronte dell’inflazione:
- Il 23,1% prevede un aumento.
- Il 19,2% attende un calo.
- Il 57,7% stima stabilità.
Per i tassi d’interesse, la maggioranza (59,2%) li vede stabili nel breve periodo, e il 56,2% ipotizza la stessa situazione nel lungo termine. La previsione prevalente è che il tasso guida della Banca nazionale svizzera rimanga allo 0,0% nei prossimi dodici mesi, anche se una minoranza lo immagina in calo al −0,25%.
Borsa e valute
Per l’indice di borsa elvetico SMI:
- Il 31,2% (+20 punti in meno rispetto a luglio) prevede un rialzo.
- Il 35,4% punta sulla stabilità.
- Il 33,3% ipotizza una contrazione.
Sul fronte valutario:
- Il 29,2% si aspetta un rafforzamento del franco sull’euro.
- Il 14,6% un indebolimento.
- Il 56,2% non prevede variazioni significative.
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