Quando nel 2012 uno sconosciuto cantante coreano impose al mondo una canzone con annesso balletto, il cui titolo era Gangnam Style, poche persone al di fuori della stessa Corea capirono davvero il senso di quel brano. Tuttavia, il tormentone Gangnam Style segnò l’ingresso nel linguaggio internazionale di un’espressione destinata a rimanere: una sorta di simbolo dei modi e dei comportamenti dei nuovi ricchi esibizionisti di una nazione che, lasciatesi alle spalle le conseguenze nefaste della guerra degli anni Cinquanta, è riuscita in pochi decenni a costruire un vero e proprio miracolo economico. Un miracolo che, per dinamiche e fattori di successo, ha molto in comune con quello italiano.
Gangnam Style, un tormentone che ha fatto il giro del mondo
Lo style Gangnam divenne così il lifestyle dei nuovi ricchi di un quartiere di Seoul che, in circa vent’anni, ha rappresentato la materializzazione del successo economico della Corea del Sud. Gangnam è oggi una delle aree urbane più posh su scala planetaria: un quartiere dove si sono concentrati negozi e spazi commerciali delle più importanti realtà della moda, del lifestyle e della ristorazione internazionale, accanto a lussuose residenze.
Questo fenomeno è stato alimentato da una struttura economica che – pur attraversando alti e bassi, crisi politiche cicliche, scandali e la dissoluzione di grandi conglomerati – ha portato la Corea del Sud tra le più importanti realtà economiche globali. Il Paese può vantare forti specializzazioni industriali, un’elevata competitività nell’export e un esercizio crescente di soft power, non solo nei confronti di giganti vicini come Cina e Giappone, ma anche verso molte altre nazioni asiatiche.
Una scalata economica senza precedenti
In appena cinquant’anni, la Corea del Sud è salita in tutte le classifiche economiche mondiali, riuscendo a posizionarsi tra le prime dieci economie esportatrici del globo e raggiungendo un reddito pro capite superiore ai 30.000 euro.
Anche se nel biennio 2022–2023 l’economia coreana ha registrato una fase di contrazione, con l’export in calo del 7,7% nel 2023, il 2024 ha segnato un’inversione di tendenza. Le esportazioni hanno superato i 683 miliardi di dollari USA, toccando un nuovo massimo storico (+8,2% su base annua, dati ICE, su base ISTAT). Gli analisti attribuiscono questa ripresa alla straordinaria capacità di adattamento e resilienza del sistema produttivo coreano, che si fonda su filiere ad alta specializzazione nei settori dell’elettronica di consumo, dell’automotive e della cantieristica navale.
Nomi che fanno la differenza: Samsung, Hyundai, LG
Sono proprio i grandi nomi dell’industria coreana – Samsung, Hyundai, LG – a continuare a giocare un ruolo di leadership globale. Marchi che non solo incarnano l’eccellenza tecnologica del Paese, ma che contribuiscono a definire la percezione stessa della Corea del Sud nel mondo.
Un Paese che ha imparato a coniugare l’antico con l’ultramoderno, la disciplina collettiva con l’innovazione dirompente, e che oggi rappresenta senza dubbio uno dei mercati più promettenti e ad alto potenziale a livello internazionale.
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