Nei primi vent’anni del nuovo millennio, il Marocco ha destinato in media il 30% del PIL agli investimenti, concentrandosi soprattutto sulle infrastrutture: strade, autostrade e porti. Fiore all’occhiello è Tangeri Med, il più grande porto del Mediterraneo, che nel 2024 ha movimentato oltre 10 milioni di container. In parallelo, è in costruzione il porto di Dakla, nel sud del Paese, con apertura prevista nel 2029: uno snodo marittimo strategico per i Paesi del Sahel (Burkina Faso, Niger, Ciad, Mali).
Ferrovie: alta velocità e reti urbane
Lo sviluppo ferroviario è altrettanto ambizioso: oltre 3.000 km di nuove linee, finanziate anche dalla Banca Europea degli Investimenti, collegano le principali città e si espandono verso sud. Il Marocco è l’unico Paese africano con una linea ad alta velocità operativa, attiva dal 2019 tra Tangeri e Casablanca. I convogli, chiamati “Al Boreq”, evocano la figura alata della tradizione islamica, e l’estensione fino ad Agadir è già in programma.
Collaborazioni internazionali e gare d’appalto
La costruzione di nuove linee urbane, ispirate al modello francese RER, procede tramite gare d’appalto, spesso vinte da aziende locali in collaborazione con gruppi francesi, spagnoli e cinesi. La fornitura dei treni ad alta velocità è stata affidata ad Alstom, mentre Hyundai e CAF sono in corsa per 150 convogli destinati al traffico locale. L’espansione ferroviaria è anche legata alla preparazione per il Campionato Mondiale di calcio 2030, che il Marocco ospiterà insieme a Spagna e Portogallo.
Ricostruzione post-sisma e risorse idriche
Un ulteriore impegno infrastrutturale riguarda la ricostruzione dopo il terremoto del settembre 2023 nella regione dell’Atlante, con un investimento stimato di 11 miliardi di euro. Per seguire le gare d’appalto pubbliche, è consigliata la consultazione del sito marches.publics.gov.ma.
Autostrade e “autostrade d’acqua”
La rete autostradale ha superato i 2.000 km, mentre quella idrica, nota come “autoroute d’eau”, convoglia acqua dalle montagne dell’Atlante verso le zone agricole. Sono attivi una dozzina di dissalatori, e quello di Casablanca sarà il più grande del continente. Questi interventi mirano a contrastare gli effetti della siccità, che ha ridotto del 20% il raccolto di grano, costringendo il Paese ad aumentare le importazioni e i sussidi statali per contenere i prezzi di farina e pane.
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