Le relazioni Italia–Azerbaijan

La recente visita del Capo dello Stato Sergio Mattarella a Baku (il 1° ottobre scorso), la sua seconda dopo quella del 2018, insieme alle quattro visite del Presidente azero Ilham Aliyev in Italia tra il 2020 e il 2024, evidenziano il profondo legame tra i due Paesi. Questo rapporto è stato formalizzato nel 2020 dalla “Dichiarazione di Partenariato Strategico Multidimensionale”, che non solo ha garantito le forniture energetiche nel corso degli anni, ma ha anche posto le basi per la creazione dell’Università italo-azera.

Università e cultura italiana

I nuovi edifici di questa università sono stati inaugurati dai due Presidenti a Baku il mese scorso (ottobre 2025), a conferma di quanto dichiarato dal Presidente Sergio Mattarella: I rapporti tra i due Paesi non sono legati solo all’energia, ma anche alla formazione dei giovani nella cultura dei nostri due Paesi amici. Attualmente, 538 studenti azeri frequentano i corsi di questa nuova istituzione, che vanta la collaborazione di prestigiose università italiane come il Politecnico di Torino e Milano, l’Università di Bologna, la Sapienza di Roma e la LUISS.
In quell’occasione è stato sottolineato come l’Italia abbia riconosciuto la Repubblica dell’Azerbaigian sia nel 1918, quando questa si dichiarò indipendente dall’impero zarista collassato per meno di due anni prima di essere reincorporata nella Russia sovietica nel 1920, sia nel 1991, figurando tra i primi Paesi a riconoscerne nuovamente l’indipendenza. Oltre a essere il principale cliente dell’Azerbaigian, l’Italia gode di un forte interesse da parte delle élite azere per la cultura italiana. Questo si traduce, a livello commerciale, in significative quote di mercato per i nostri prodotti di design, come abbigliamento, gioielleria, automobili di lusso e mobili di alta gamma, con punti vendita locali, inclusi negozi monomarca dei nostri marchi più importanti.

Scambi commerciali: import, export e potenziale

Nel 2024, il nostro import ha raggiunto gli 8,27 miliardi di euro, dipendendo quasi interamente dalle forniture di petrolio e gas. Al contrario, il nostro export, pur essendo in crescita costante e quasi raddoppiato negli ultimi tre anni, è ammontato a 456 milioni di euro nello stesso anno. Questo ci posiziona solo al nono posto tra i paesi fornitori, dietro a Regno Unito e Germania, che si trovano rispettivamente al 5° e 6° posto tra i paesi europei. Il nostro export è diversificato e comprende macchinari e attrezzature industriali, beni di consumo, prodotti chimici e autoveicoli.
Cina, Russia e Turchia sono i principali fornitori, esportando principalmente prodotti alimentari, veicoli passeggeri, beni di consumo e meccanica di base. La nostra quota attuale del 2,2% nel mercato locale, sebbene limitata dalla popolazione di 10,3 milioni di abitanti con reddito medio-basso, potrebbe aumentare. Le opportunità di crescita includono una maggiore partecipazione a gare d’appalto locali e l’espansione nei settori delle costruzioni, delle attrezzature agricole, della logistica, dei trasporti e dei servizi turistici in rapida crescita.

Gli ostacoli doganali

Tuttavia, permangono criticità. Molti operatori stranieri percepiscono una mancanza di trasparenza nelle procedure di aggiudicazione degli appalti e nelle procedure doganali, che possono rendere imprevedibile l’ammontare dei dazi sulle merci importate. La procedura di sdoganamento è particolarmente onerosa, richiedendo all’importatore il versamento del dazio, dell’IVA e un onere ad valorem del 3% per i diritti doganali.
Nonostante le riforme, l’Azerbaijan non è membro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), con negoziati in corso da decenni. Alcune procedure, in particolare quelle doganali (consultabili su www.customs.gov.az), rappresentano un “collo di bottiglia” che ostacola l’accesso al mercato. È sempre consigliabile consultare gli Uffici dell’Ambasciata d’Italia e dell’ICE in loco per informazioni aggiornate sulle normative vigenti.

Le aziende italiane in Azerbaijan

Numerose e importanti aziende energetiche italiane operano da anni in Azerbaijan. Tra le principali figurano Snam, con una partecipazione del 20% nel gasdotto TAP, e Saipem, fornitrice di tecnologie per piattaforme offshore. Technip e Maire Tecnimont sono attive in diversi settori della filiera petrolchimica. Ansaldo Energia ha fornito le turbine per la centrale di Mingachevir, il più grande impianto a ciclo combinato del Paese, inaugurata lo scorso giugno dai ministri Adolfo Urso (Italia) e Mikayil Jabbarov (Azerbaijan).
L’Azerbaijan sta dimostrando un crescente attivismo negli investimenti in Italia. L’anno scorso, Baku Steel, la principale acciaieria azera, ha presentato un’offerta di 1,1 miliardi di euro per gli impianti dell’ex Ilva (Acciaierie d’Italia). Nonostante fosse l’offerta economicamente più vantaggiosa, non è stata accettata dal Ministero italiano a causa di alcune condizioni. Di conseguenza, ad agosto il Ministero ha indetto una nuova gara, alla quale gli azeri hanno deciso di non partecipare, ritenendo inaccettabili alcuni requisiti del bando.

IP diventa azera

In un’altra operazione, a settembre, la compagnia petrolifera statale azera SOCAR ha acquisito le azioni di Italiana Petroli per 2,5 miliardi di euro, come parte della sua strategia di espansione nei mercati europei. Sebbene il governo italiano debba ancora valutare l’eventuale esercizio della “golden power”, l’accordo ha avuto successo. Italiana Petroli gestisce una rete di 4.500 stazioni di servizio a marchio IP e possiede le raffinerie di Falconara Marittima e Trecate. La famiglia Brachetti Peretti, proprietaria dell’azienda da oltre novant’anni, ha comunicato ufficialmente la cessione ai dipendenti, garantendo il mantenimento dei livelli occupazionali.

Interscambio Italia–Azerbaijan
Dati e settori 2024. Fonte: Mercati esteri – MAECI
Voce

Valore totale (mld €)  

Primi 6 mesi 2025 (mld €)  

Esportazioni   

0,456

0,197

Importazioni

8,27

3,92


Composizione settoriale dell’interscambio (% sul valore totale)

Esportazioni italiane

%

Importazioni dall’Azerbaijan

%

Macchinari e apparecchi elettrici

 40% 

Petrolio greggio

 53% 

Autoveicoli e mezzi di trasporto

 9,5% 

Gas naturale

 45%

Abbigliamento e pelletteria

 9%

Altri prodotti

 2%

Prodotti chimici

 7,8%

Prodotti alimentari

 3%

 

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