Perù, commercio estero: surplus e dazi USA

Sul fronte dei conti esteri, gli elevati termini di scambio continuano a sostenere la bilancia commerciale, che si attesta sui massimi storici. Il surplus commerciale del Perù è salito a un record di 26,926 miliardi di dollari ad agosto 2025, trainato dalla crescita dell’export di prodotti tradizionali e non tradizionali. Le esportazioni sono aumentate dell’11,8% nel 2024 su base annua. In particolare, la crescita è dovuta principalmente all’aumento dei prezzi delle materie prime come l’oro e il rame, nonché ai volumi di esportazione di prodotti agricoli. Questa eccedenza rafforza le finanze nazionali e stimola l’occupazione. ll rame è il prodotto di punta e l’export è aumentato del 10,2%. I dati più recenti, secondo Bloomberg, mostrano un valore dei prodotti minerari esportati pari a 26,553 miliardi di dollari nella prima metà dell’anno. Ciò rappresenta un aumento del 16,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. 

Focus sull’export monetario

L’Istituto di Statistica peruviano ha pubblicato i dati di luglio 2025 che confermano il rame come protagonista assoluto con un valore di 1,213,7 milioni USD, pari al 51,7% del totale di esportazioni, mantenendo la Cina come principale mercato con il 77,3% delle spedizioni, seguita da Giappone e Brasile. L’oro ha raggiunto 370,5 milioni USD, con l’India che ha più che raddoppiato i propri acquisti (+148,3%), consolidandosi come nuovo partner strategico. In parallelo, altri minerali hanno mostrato buone performance: lo zinco è cresciuto del 19,1% e il piombo del 24,2%, dimostrando la capacità del settore di diversificare l’offerta e cogliere opportunità nei mercati globali, in un contesto di forte volatilità internazionale.
Le importazioni sono cresciute invece a un tasso più lento del 7%, guidate dai beni strumentali e dai beni di consumo durevoli.
I principali analisti prevedono, nel resto del 2025 e nel 2026, che il surplus della bilancia commerciale e del conto corrente della bilancia dei pagamenti siano destinati a mantenersi a livelli alti, superando il 2,% del PIL quest’anno e avvicinandosi all’1,5% l’anno prossimo.

L’impatto dei dazi USA

Nonostante i tradizionali solidi rapporti commerciali tra Perù e Stati Uniti, la situazione è cambiata significativamente dopo il 5 aprile 2025. L’amministrazione Trump ha introdotto una tariffa del 10% sui prodotti provenienti da 180 paesi, incluso il Perù, un paese con cui gli Stati Uniti avevano un Accordo di Libero Scambio (ALS) in vigore dal 2009. Questa mossa mette in discussione decenni di liberalizzazione del commercio internazionale e ridefinisce il contesto per le economie emergenti e gli esportatori storici come il Perù. La tariffa rientra in una più ampia politica di reciprocità definita dall’amministrazione Trump, con l’obiettivo di proteggere la sicurezza economica americana, che interessa oltre 20 nazioni latinoamericane con dazi simili o più elevati.
Il Perù, malgrado l’ALS e la cooperazione pregressa, non è stato esentato a causa di pregresse dispute commerciali, presunte pratiche sleali e preoccupazioni di sicurezza nazionale. In particolare, gli Stati Uniti sono allarmati per il megaporto di Chancay, costruito e gestito dalla Cina, che alcuni analisti USA temono possa essere utilizzato da Pechino per supporto logistico a navi militari. Questo nuovo schema tariffario segnala un inasprimento della politica commerciale statunitense verso la regione, dove la reciprocità funge sia da principio guida sia da leva per influenzare i comportamenti economici e normativi.
L’accordo di libero scambio ha storicamente favorito l’accesso al mercato statunitense per il 98% delle esportazioni peruviane senza dazi doganali, portando a una crescita sostenuta delle esportazioni, valutata in miliardi di dollari. Tale crescita ha interessato settori chiave come l’agroalimentare, la pesca non tradizionale, l’estrazione mineraria non metallifera e l’industria tessile. Nel 2024, gli Stati Uniti sono diventati il secondo partner commerciale del Perù, dopo la Cina, con esportazioni totali per $ 9,535 miliardi. In particolare, il mercato USA ha assorbito il 35,5% delle esportazioni agricole globali peruviane. Recentemente, il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo, in vigore dal 1° agosto 2025, che impone una tariffa globale del 50% sulle importazioni di prodotti semilavorati in rame. Questa misura mira a ridurre la dipendenza statunitense dal rame estero in settori strategici come la tecnologia e l’energia. Tuttavia, l’impatto sul Perù è previsto limitato: le autorità peruviane stimano che solo il 5% del rame prodotto sia destinato agli USA, poiché il grosso dell’export è diretto verso Cina, Giappone e altri mercati asiatici, mitigando l’esposizione diretta al nuovo dazio.
Nonostante l’aliquota tariffaria del 10% possa sembrare bassa rispetto ad altri Paesi, essa incide significativamente sulla competitività dei prodotti peruviani. I settori con una forte dipendenza dal mercato statunitense si trovano ad affrontare un aumento dei costi che potrebbe potenzialmente frenare la domanda e alterare le catene di approvvigionamento esistenti. Di conseguenza, gli esportatori sono chiamati ad adattare le proprie strategie commerciali e a esplorare la diversificazione dei mercati per assorbire gli effetti negativi.

 

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