L’Italia esporta meno, ma a prezzi più alti. Questa la notizia diffusa da ISTAT con il primo resoconto dell’anno più travagliato degli ultimi decenni in tema di commercio internazionale. Nel mese di febbraio 2025, le esportazioni italiane verso i Paesi extra-UE registrano un aumento del +3,3% in valore rispetto a gennaio, mentre i volumi calano del -2,9%. Ancora una volta, il dato rivela un export nominale in crescita ma alimentato dall’aumento dei prezzi più che da una reale espansione della domanda.
I dati nel dettaglio
Export (febbraio 2025 vs gennaio 2025)
- +3,3% in valore, grazie in particolare a:
- Beni di consumo non durevoli (+8,0%)
- Beni strumentali (+2,5%)
- In calo invece: beni intermedi (-2,1%) e beni di consumo durevoli (-0,9%)
Import (febbraio 2025 vs gennaio 2025)
- -4,0% in valore rispetto a gennaio, con riduzioni in tutti i comparti principali, in particolare:
- Energia (-5,6%)
- Beni intermedi (-3,6%)
Saldo commerciale extra-UE:
- +5.160 milioni di euro, in miglioramento rispetto a +3.612 milioni di febbraio 2024.
Dati tendenziali (febbraio 2025 vs febbraio 2024)
- Export extra-UE +2,1% su base annua
- Import extra-UE -13,4%
Aumentano le esportazioni verso Svizzera, Stati Uniti, Turchia e India.
In forte calo quelle verso Regno Unito, Russia, Cina e paesi OPEC.
Settori protagonisti
In crescita:
- Prodotti farmaceutici
- Macchinari e apparecchiature
- Prodotti alimentari e bevande
In calo:
- Metalli di base e lavorati
- Prodotti chimici
- Prodotti petroliferi raffinati
L’export italiano tiene, ma fatica a espandersi in volumi. Il saldo commerciale positivo è un buon segnale, ma le criticità restano:
- Dipendenza da pochi settori trainanti
- Difficoltà sui mercati asiatici e petroliferi
- Prezzi in aumento che mascherano una domanda reale debole
Geopolitica e prospettive future
Come leggere questi dati nell’attuale scenario geopolitico? La dinamica dell’export riflette un contesto internazionale instabile, ma anche nuove aperture. L’incontro a Washington tra Giorgia Meloni e Donald Trump potrebbe inaugurare una stagione di negoziati tra Italia, UE e Stati Uniti, con possibili effetti positivi per l’industria italiana nel medio termine. Il “non avere fretta” di Trump aumenta le incertezze e impone cautela; il che significa che per le imprese italiane l’unica strada percorribile è cambiare approccio all’internazionalizzazione e abbondare vecchie modalità di relazioni con i partner stranieri.