Il piano Mattei: percorso per un nuovo approccio verso i paesi del continente africano

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Prima parte

Il Piano Mattei, che prende il nome dal fondatore dell’Eni Enrico Mattei, iniziatore di una politica di collaborazione paritaria tra le società di estrazione e paesi produttori di petrolio, è una iniziativa politico economica finalizzata “alla costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, mediante la promozione di uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza” come sintetizzato nella relazione al Decreto governativo, successivamente approvato dal Parlamento e convertito in Legge, con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 13 gennaio 2024.

Sullo sfondo di questa iniziativa vi è la rinnovata attenzione dell’Italia verso un Continente che, nonostante le sue, a volte drammatiche, criticità, è una delle aree con una crescita economica significativa (+ 3,4% nel 2024 e 3,9% nel 2025 secondo la Banca Mondiale), con una demografia in clamorosa espansione (da 1,3 miliardi di attuali abitanti a 2,5 nel 2050) e ricchissima di materie prime fondamentali anche per la transizione all’energia verde (litio, cobalto, platino, uranio, cromo) oltre che di giacimenti di petrolio e gas.

L’Italia potrebbe rappresentare, anche per la sua posizione geografica e le caratteristiche del suo tessuto economico, imperniato sulle PMI, un partner naturale, ma ad oggi questo potenziale è in gran parte inespresso se pensiamo che l’interscambio con i Paesi del Continente ammonta a 68 miliardi di Euro, di cui 47 miliardi di importazione (soprattutto petrolio e gas) e 21 di esportazioni.

Il provvedimento legislativo relativo al Piano Mattei istituisce una “Cabina di Regia” presieduta dal Presidente del Consiglio per la definizione e l’attuazione del Piano, che si riunisce ogni tre mesi, ed un Ufficio (“struttura di missione”) presso la Presidenza del Consiglio, con personale proveniente, da vari Ministeri e Organismi pubblici, in primis dal Ministero degli Esteri, con il compito di supportare la Cabina di Regia e, a livello operativo, coordinare gli sforzi di tutte le articolazioni dello Stato, sia a livello centrale che sul territorio, e della società civile (Associazioni imprenditoriali e di categoria, OnG) per declinare in iniziative concrete questa visione strategica.

Le risorse finanziarie destinate al Piano sono pari a 5,3 miliardi di Euro, di cui 3,2 a carico dello stanziamento previsto per il Fondo Italiano per il Clima (FIC) che finanzia progetti legati alla gestione del cambiamento climatico e 2,1 miliardi di euro a bilancio del Fondo per la Cooperazione allo Sviluppo. Ai fondi nazionali andranno ad aggiungersi quelli dei cofinanziamenti che l’Italia si propone di attivare, con gli Organismi Multilaterali (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, Banca Mondiale e, in particolare la Banca Africana di Sviluppo) e il programma dell’Unione Europea Global Gateway Africa -Europe che ha visto fino ad oggi una partecipazione marginale di Istituzioni italiane.

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