Dal 2016, l’Arabia Saudita ha avviato un percorso di profondo cambiamento economico e sociale, sintetizzato dalla strategia “Vision 2030”. Il Principe Ereditario Mohammad Bin Salman Al Saud ha promosso una serie di riforme volte a modernizzare il Paese, a partire dall’apertura del mondo del lavoro alle donne, alla diversificazione dell’economia saudita, ancora basata principalmente sulle entrate petrolifere – di cui detiene il 17% delle riserve mondiali – puntando sullo sviluppo delle industrie locali in settori ad alta tecnologia, infrastrutture ed energie alternative (solare e idrogeno) nell’ambito del “National Industrial Development and Logistics Program”, che mira anche ad aumentare il livello professionale del capitale umano locale, rappresentato dalla giovane età media (35 anni) dei 37 milioni di abitanti del Regno.
I “Gigaprojects”: un’opportunità da 1000 miliardi di dollari
L’ammodernamento dell’economia saudita riguarda praticamente tutti i settori, ma lo sforzo finanziario maggiore, valutato a 1000 miliardi di dollari, è concentrato nei 24 “giga project” che consistono nella creazione di nuove città e grandi complessi urbanistici (musei, parchi divertimento, stadi e complessi sportivi) di dimensioni tali da modificare radicalmente l’attuale assetto urbanistico e che fanno da traino a intere filiere di settori e servizi collegati all’abitare: dalle infrastrutture ai trasporti, alla fornitura e trattamento delle acque, alla climatizzazione, ai servizi connessi a sanità e istruzione e all’hospitality per gestire hotel e resort di lusso.
L’Italia e le opportunità di crescita nel mercato saudita
In questo contesto notevoli sono le opportunità per le aziende italiane, facilitate dagli ottimi rapporti governativi bilaterali come dimostra la visita del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni del gennaio scorso, dalla qualificata presenza di aziende italiane (Mercati esteri-Maeci) e dal gradimento in loco del “Made in Italy”, come dimostrano le nostre esportazioni che hanno raggiunto nel 2024 i 6 miliardi di euro, con un aumento del 28% sull’anno precedente, posizionandoci come 2° fornitore europeo e 7° in assoluto dietro a Cina, Usa, Emirati Arabi Uniti, India, Germania, Giappone.
Di seguito i principali comparti dell’export italiano in mld di euro (stima su dati Istat 11 mesi 2024):
Settore | Valore dell’export (miliardi di euro) |
Macchinari e attrezzature | 1,6 |
Apparecchiature elettriche e computer | 0,5 |
Chimici e farmaceutici | 0,7 |
Alimentari | 0,4 |
Autoveicoli e mezzi di trasporto | 0,5 |
Tessili e abbigliamento | 0,1 |
Mobili | 0,2 |
I 24 “Gigaproject” comprendono la realizzazione della città di Neom, nota anche come “The Line”, enorme centro urbano a emissioni “zero” che si svilupperà per decine di chilometri nella regione nordoccidentale, l’Oiddiya Entertainment Park e il Royal Arts Complex and Financial District di Riyadh, solo per menzionarne alcuni. La dimensione dei progetti è tale che gli aggiudicatari delle più importanti gare d’appalto sono grandi gruppi internazionali (fra i quali l’italiana WeBuild), ma la mole di materiali e servizi necessari è tale che anche aziende di minori dimensioni possono avere la possibilità di fornire prodotti e servizi per la realizzazione delle centinaia di infrastrutture (ospedali, reti stradali e ferroviarie, ampliamento dei porti) che si stanno realizzando in tutto il paese. Per cogliere queste opportunità occorre partecipare alle gare d’appalto indette quotidianamente dalle Istituzioni locali e che vengono pubblicizzati da numerosi siti internet locali, il più importante dei quali è quello dell’Autorità Saudita per le Gare d’Appalto (mygovsa/procurement), oltre che dal “Desk Giga e Mega Projects” dell’ufficio ICE di Riyad (www.ice.it/arabia-saudita/presentazione-mega-projects) che fornisce informazioni sui bandi pubblicati, oltre a informazioni sui principali settori economici e assistenza nella ricerca dei partners locali per le aziende italiane che intendono parteciparvi, passaggio indispensabile per essere presenti sul mercato. Infatti, tranne che per le società straniere con sede in Arabia Saudita, è obbligatorio nominare un agente in loco attraverso il quale poter partecipare alle gare d’appalto.
Requisiti e procedure per accedere al mercato saudita
Anche per la fornitura di prodotti a società commerciali è consigliabile la nomina di un agente locale, che può coincidere con l’importatore o il distributore saudita, che debbono essere iscritti negli appositi elenchi del Ministero del Commercio e dell’Industria ed essere abilitati ad accedere alla piattaforma online SABER per presentare i certificati di conformità dei prodotti importati e renderne possibile lo sdoganamento.
Diverse società di servizi presenti in Italia sono autorizzate dall’Organizzazione degli Standard Saudita (SASO) per collaborare nella compilazione delle relative modalità di registrazione, che variano a seconda dei prodotti esportati.
Settori Made in Italy in crescita e fiere
La migliore vetrina per presentare agli operatori sauditi prodotti e tecnologie per le grandi infrastrutture e per l’edilizia è la Fiera “Big 5 Construct Saudi” che si svolge annualmente a febbraio a Riyadh, alla quale partecipano numerose aziende italiane (200 nell’ultima edizione).
Il settore dell’habitat e del design italiano è fra quelli che maggiormente interessano gli operatori e le autorità saudite. I marchi italiani del “Made in Italy” sono già presenti, così come alcuni studi di architettura che hanno realizzato importanti progetti, in particolare nel settore alberghiero e turistico. Ma vi è ancora spazio per aumentare la nostra presenza: in particolare per la fornitura di mobili e, in generale, tutto ciò che è relativo all’arredo di interni.
Altro settore nel quale la nostra quota di mercato è in crescita è quello dell’Alimentare sia per l’aumentata attenzione dei consumatori verso la qualità e la salubrità dei prodotti sia per la crescita del settore della ristorazione e della Grande Distribuzione che utilizza prodotti italiani. L’Arabia Saudita importa l’80% del suo fabbisogno alimentare ed è il maggiore importatore nell’area mediorientale.
Gli operatori sauditi visitano regolarmente le fiere italiane del settore, ma la fiera in loco più importante è la “Saudi Food Show” la cui prossima edizione si svolgerà dal 12 al 15 maggio 2025. Per i prodotti alimentari vale quanto sopra accennato relativamente alle procedure doganali ai quali si aggiunge la presentazione del certificato “Halal” che sancisce la conformità degli ingredienti del prodotto ai dettami della religione islamica (ad esempio assenza di grassi animali), peraltro necessario per tutti prodotti che vengono a contatto con il corpo umano, ivi compresi i cosmetici, altro settore in grande crescita analogamente a tutta la “filiera” del benessere: basti pensare che la Technogym si è aggiudicata un contratto per la fornitura di attrezzature e servizi correlati con la “Fitness Time”, catena che gestisce 140 centri sportivi nel paese.
È comunque tutto il settore sanitario che sta ricevendo sempre più attenzione da parte delle Autorità locali che stanno stringendo accordi con primari centri di ricerca ed aziende sanitarie internazionali. Dopo la Pandemia di Covid, ben gestita dalle autorità locali, è aumentato l’export di farmaci e principi attivi italiani sul mercato locale.
Prospettive future e sfide del mercato saudita
Le opportunità del mercato saudita, sopra sinteticamente menzionate, sono veramente numerose, tenendo conto anche della necessità di diversificare i mercati.
Anche se i progetti in programma dovessero subire un ridimensionamento in seguito alla diminuzione del costo del petrolio, sarebbero stati già assegnati appalti per un valore di 95 miliardi di dollari. Peraltro, tutte le agenzie di rating internazionali assegnano al paese la triplice A e la stessa SACE, lo scorso mese di gennaio, ha firmato accordi per 6,6 miliardi di dollari con primarie controparti saudite per facilitare le esportazioni e gli investimenti italiani.
Le difficoltà sono dovute principalmente ai procedimenti burocratici e alle procedure doganali, nonché all’obbligo dell’utilizzo della lingua araba in tutti i documenti ufficiali e all’aumento dei costi aziendali per gli investitori, dovuti alla “saudizzazione”, che rende obbligatoria l’assunzione di una quota di cittadini locali.
Sono problematiche, peraltro, presenti anche in paesi e mercati con una capacità finanziaria e organizzativa di gran lunga inferiore a quella dell’Arabia Saudita il cui peso finanziario ed economico è sempre stato importante nell’area mediorientale, ma il cui ruolo sta divenendo sempre più importante a livello globale.