Comunicazione pubblica, primo passo verso la riforma della legge 150/2000

di Rita Palumbo

Ferpi, uno dei  protagonisti della riforma della legge sulla comunicazione pubblica, questa mattina ha partecipato alla cerimonia  di presentazione, al Ministro per la Funzione Pubblica Fabiana Dadone, del documento programmatico che ha recepito le richieste della nostra associazione in tema di presidio e rafforzamento degli spazi di comunicazione e relazioni pubbliche.

Il documento presentato ricostruisce in 10 punti un approccio volto al rafforzamento degli apparati comunicativi delle Pubbliche Amministrazioni, in un’ottica di recupero di capacità propositiva negli ultimi tempi troppo latente.
Due le figure professionali che andranno a qualificare la nuova area. Al comunicatore sono assegnati i rapporti con il cittadino, gli eventi, la pubblicità, l’editoria, le consultazioni pubbliche e la citizen satisfaction, la redazione delle carte dei servizi e dei bilanci per la rendicontazione sociale (accountability), la gestione di laboratori per la partecipazione civica, la comunicazione interna, la gestione del brand pubblico, le relazioni esterne e istituzionali, l’identità dell’Ente e la comunicazione internazionale. Al giornalista pubblico sono invece assegnati l’analisi e il trattamento delle notizie di interesse dell’amministrazione, la redazione di testi e comunicati, i rapporti con i media, la cura di newsletter e pubblicazioni informative, il fact checking e ogni altra attività attinente al settore dell’informazione.
Un primo passo avanti è stato fatto. Abbiamo apprezzato il tentativo di recupero nel documento del Ministro della strategicità della funzione comunicativa negli Enti pubblici. Non basta infatti la strutturazione di strumenti digitali per modernizzare la PA. E certo le competenza dell’informazione rimangono correttamente nell’alveo dei rapporti con la stampa. Occorre al contrario orientamento strategico e capacità manageriale per innovare le istituzioni pubbliche in un mondo globalizzato e iper-comunicativo. In questo senso, come avviene per i sistemi d’impresa, è giusto e corretto che anche le Istituzioni abbiano al proprio interno professionisti della comunicazione capaci di guidarne i registri di spiegazione di norme e attività, oltre che – come capitato in questa crisi – di guidarne le scelte in materia di comunicazione di crisi e di emergenza. Rispetto a questo aspetto spiace constatare che la figura apicale di funzione, ancora una volta, resti discrezionale e non si abbia avuto la forza e il coraggio di renderla, almeno per alcune tipologie di PA, obbligatoria.
L’importanza che le attività d’informazione e di comunicazione nelle PA siano curate da professionisti è stata ribadita anche dalle associazioni civiche che partecipano all’Open Government Partnership Forum (OGP), l’iniziativa internazionale che mira ad ottenere impegni concreti dei Governi di tutto il mondo per la trasparenza, il sostegno alla partecipazione civica, la lotta alla corruzione dentro e fuori le Pubbliche Amministrazioni.
Per le associazioni civiche presenti in OGP, Daniela Vellutino: “Trasparenza, accountability e i dati pubblici inerenti gli interessi nazionali è necessario siano comunicati ai cittadini in modo standardizzato a livello nazionale. La riforma della legge 150/2000 deve tenere conto del nuovo ruolo dei cittadini: non più utenti-consumatori o contribuenti, ma cittadini attivi, reattivi e proattivi che partecipano ai processi decisionali. Solo un comunicatore pubblico ben formato può garantire ai cittadini il diritto di sapere”.
Adesso anche la riforma della legge 150/00 entra nella fase 3.
Il percorso è appena cominciato e c’è tanta strada, tanto lavoro da fare. Il documento è – e deve essere considerato – un primo passo verso una riforma della legge 150/2000, che vedrà la nostra associazione impegnata ed attenta a evitare interessi di parte e prevaricazioni che nulla hanno a che vedere con la comunicazione pubblica trasparente ed efficiente.

 

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