I rischi d’impresa più rilevanti nel 2023

L’indagine annuale condotta da Allianz sui principali rischi percepiti dalle aziende a livello globale, come riportato da Michelle Crisantemi su Innovation Post, evidenzia che i rischi informatici e l’interruzione delle attività, anche dovuta a problemi di approvvigionamento, rappresentano i principali timori delle aziende.

La classifica, punta a fornire un quadro globale sulla percezione dei rischi d’impresa, raccogliendo le opinioni di 2.712 esperti provenienti da 94 Paesi, tra cui amministratori delegati, risk manager, broker ed esperti assicurativi.

Il barometro 2023 mostra che, per il secondo anno consecutivo, la principale preoccupazione delle imprese è rappresentata dai rischi informatici, come le interruzioni dell’attività IT, gli attacchi ransomware o le violazioni dei dati.

Tuttavia, i cambiamenti macroeconomici come l’inflazione, la volatilità dei mercati finanziari e l’incombenza di una recessione, nonché l’impatto della crisi energetica salgono nella classifica dei rischi aziendali globali di quest’anno, così come si fanno sentire le conseguenze economiche e politiche del mondo in seguito al Covid-19 e alla guerra in Ucraina.

Rischi informatici, la frequenza e il costo medio resteranno elevati nel 2023

Nello specifico, i rischi informatici sono un fattore in cima alle preoccupazioni delle aziende in ben 19 Paesi – tra cui Italia, Canada, Francia, Giappone, India e Regno Unito – e sono le piccole e medie imprese (con fatturato al di sotto dei 250 milioni di dollari) a dichiararsi più preoccupate.

“Per molte aziende la minaccia nel cyber-spazio è più forte che mai e le richieste di risarcimento assicurativo rimangono ad un livello elevato”, spiega Shanil Williams, membro del Consiglio di Amministrazione di AGCS e Chief Underwriting Officer Corporate, responsabile della sottoscrizione cyber.

“Le grandi aziende sono ormai abituate a essere prese di mira e a respingere la maggior parte degli attacchi mentre assistiamo sempre più spesso alle conseguenze per le piccole e medie imprese, che spesso tendono a sottovalutare la loro esposizione. Tutte devono investire costantemente nel rafforzamento dei loro controlli informatici”, aggiunge.

Secondo il Cyber Center of Competence di Allianz, la frequenza degli attacchi ransomware rimarrà elevata anche nel 2023. Il costo medio di una violazione dei dati è ai massimi storici (4,35 milioni di dollari) e si prevede supererà i 5 milioni di dollari nel 2023.

Il conflitto in Ucraina e le più ampie tensioni geopolitiche stanno aumentando il rischio di un attacco informatico su larga scala da parte di soggetti supportati dagli Stati. A ciò si aggiunge una crescente carenza di professionisti di cyber security, che genera problemi quando si tratta di migliorare la sicurezza.

Interruzione delle attività principale preoccupazione per le aziende di Germania, Corea del Sud e Stati Uniti

Per le aziende di molti Paesi, il 2023 sarà probabilmente un altro anno problematico per l’interruzione di attività (BI, business interruption), perché molti modelli di business sono sensibili agli shock e ai cambiamenti improvvisi, che a loro volta incidono sui profitti e sui ricavi.

Se a livello globale laBusiness Interruptionè al 2° posto, in alcuni Paesi è invece il rischio numero uno: è il caso di Brasile, Germania, Messico, Paesi Bassi, Singapore, Corea del Sud, Svezia e Stati Uniti.

Le fonti che generano queste problematiche sono molteplici. Il rischio cyber è la causa di Business Interruption che le aziende temono di più (45% delle risposte, al secondo posto la crisi energetica (35%), seguita dalle catastrofi naturali (31%).

L’aumento vertiginoso del costo dell’energia ha costretto alcune industrie ad alto consumo energetico a utilizzarla in modo più efficiente, a trasferire la produzione in luoghi alternativi o addirittura a prendere in considerazione l’ipotesi di una chiusura temporanea.

Le conseguenti condizioni di penuria minacciano di provocare interruzioni delle forniture in una serie di settori critici in Europa, tra cui l’alimentare, quelli agricolo, chimico, farmaceutico, edilizio e manifatturiero, sebbene le miti condizioni invernali in Europa e la stabilizzazione del prezzo del gas stiano contribuendo ad alleviare la tensione energetica.

Un’eventuale recessione è un’altra probabile fonte di interruzione nel 2023, con il rischio di fallimento e insolvenza dei fornitori, che rappresenta un particolare campanello di allarme per le aziende con fornitori critici singoli o limitati. Secondo Allianz Trade, è probabile che le insolvenze globali aumentino notevolmente (del 19%) nel 2023.

Tensioni macroeconomiche, mai così tante aziende preoccupate da un decennio

Gli sviluppi macroeconomici, come l’inflazione o la volatilità dei mercati economici e finanziari, sono al terzo posto tra i rischi percepiti dalle aziende a livello globale nel 2023 (25%).

Si tratta di un dato significativo se paragonato alla precedente rivelazione, dove le tensioni macroenomiche ricoprivano solo la decima posizione in classifica e tenendo conto che è la prima volta che questo rischio compare nella top tre da un decennio a questa parte.

L’inflazione è particolarmente preoccupante perché sta intaccando la struttura dei prezzi e i margini di redditività di molte aziende. Come l’economia reale, anche i mercati finanziari dovranno affrontare un anno difficile, poiché le banche centrali prosciugano la liquidità in eccesso a livello di sistema e i volumi di trading diminuiscono anche nei mercati storicamente “liquidi”.

“Il 2023 sarà un anno difficile; dal punto di vista puramente economico, probabilmente sarà un anno da dimenticare per molte famiglie e aziende. Tuttavia, non c’è motivo di disperare”, afferma Ludovic Subran, Chief Economist presso Allianz.

“Innanzitutto, l’inversione di tendenza dei tassi di interesse è di grande aiuto, soprattutto per milioni di risparmiatori. Anche le prospettive a medio termine sono molto più rosee, nonostante – o piuttosto a causa – della crisi energetica. Le conseguenze, al di là della recessione prevista per il 2023, si stanno già facendo sentire: una trasformazione forzata dell’economia in direzione della decarbonizzazione e una maggiore consapevolezza dei rischi in tutti i settori della società, che rafforzerà la resilienza sociale ed economica”, aggiunge.

Rischi in crescita e in calo

La crisi energetica è il rischio con la maggiore spinta in aumento nell’Allianz Risk Barometer e compare per la prima volta al 4° posto (22%). Alcuni settori, come quello chimico, dei fertilizzanti, del vetro e dell’alluminio, possono dipendere da un’unica fonte di energia (il gas russo nel caso di molti Paesi europei) e sono quindi molto vulnerabili alle interruzioni della fornitura o agli aumenti dei prezzi.

Se queste industrie di base sono in difficoltà, le ripercussioni possono farsi sentire più a valle nella catena di valore di produzione di altri settori. Secondo Allianz Trade, la crisi energetica rimarrà il più grande trauma per la redditività, in particolare per i Paesi europei.

Ai livelli attuali, i prezzi dell’energia potrebbero azzerare i profitti della maggior parte delle società non finanziarie, poiché il potere contrattuale sta diminuendo a causa del rallentamento della domanda.

Dato che il 2023 sarà un altro anno di turbolenze, con conflitti e disordini civili in primo piano, i rischi politici sono una new entry al 10° posto (13%). Oltre alla guerra, le aziende sono preoccupate anche per l’aumento delle interruzioni dovute a scioperi, sommosse e disordini civili, in seguito alla crisi del costo della vita in molti Paesi.

Nonostante il calo nella classifica rispetto all’anno precedente, le catastrofi naturali (19%) e il cambiamento climatico (17%) rimangono tra le maggiori fonti di preoccupazione per le aziende.

In un anno che ha visto il passaggio dell’uragano Ian (una delle tempeste più potenti mai registrate negli Stati Uniti), ondate di calore, siccità e tempeste invernali da record in tutto il mondo e perdite assicurate per oltre 100 miliardi di dollari, questi rischi sono ancora tra i primi sette a livello globale.

I principali rischi d’impresa per le aziende italiane

L’analisi della situazione italiana sottolinea una situazione piuttosto simile rispetto ai trend globali: in cima alla classifica vi sono infatti i rischi informatici, principale preoccupazione per il 47% dei rispondenti (rispetto al 34% nella classifica mondiale), con un trend stabile rispetto alla precedente rivelazione.

Al secondo posto si posizionano le preoccupazioni legate all’interruzione delle catene di fornitura. Nel nostro Paese risulta maggiore la preoccupazione legata alla crisi energetica, che riguarda il 32% degli intervistati e che entra nella classifica del 2023 posizionandosi al terzo posto (nella classifica mondiale è al quarto).

Più sentiti sono i rischi legati ai cambiamenti climatici, che preoccupano il 21% degli intervistati. Si tratta del quinto fattore di rischio più significativo per le imprese italiane (a livello globale occupa invece la settima posizione), in salita rispetto al decimo posto del 2022.

I rischi politici (guerra, terrorismo, sommosse) occupano invece l’ottava posizione, insieme ai i cambiamenti nei mercati (aumento della competizione/arrivo di nuovi operatori, fusioni e acquisizioni, stagnazione e fluttuazione del mercato) e incendi ed esplosioni.

I rischi d’impresa più significativi per il settore manifatturiero

Oltre al focus sui singoli Paesi, l’Allianz Risk Barometer 2023 contiene anche l’approfondimento su come cambiano i rischi percepiti nei diversi settori economici. Per quanto riguarda il settore manifatturiero (incluso automotive), in cima alle preoccupazioni delle aziende vi è il rischio di interruzione delle Supply Chain, che preoccupa il 65% dei rispondenti.

rischi informatici si mantengono stabili al secondo posto, mentre al terzo posto troviamo il rischio di incendi ed esplosioni. Al quarto e quinto posto si posizionano due nuovi trend rispetto alla rilevazione del 2022: i cambiamenti nello scenario macro economico (programmi di “austerity”, aumento del prezzo dei beni di consumo primari, inflazione/deflazione) e la crisi energetica.

 

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