Intelligenza Artificiale e Giornalismo: dal caso Tg2 alla richiesta di accesso ai nuovi sistemi

La diffida del Tg2 contro l’uso dei propri contenuti per l’addestramento dei sistemi di Intelligenza Artificiale appare ingenua e inadeguata. Mentre il New York Times ha denunciato OpenAI per l’uso non autorizzato dei suoi materiali, il contesto è cambiato rapidamente.

La nuova versione di ChatGPT, denominata Omni, non si limita più a estrarre contenuti, ma li elabora per fornire risposte originali. Di fronte a questo nuovo scenario, il giornalismo deve adattarsi. Una testata pubblica come il Tg2 dovrebbe cercare modi per interagire in questo ambiente, riconoscendo il valore degli archivi come risorse preziose per l’addestramento tecnologico.

I giornalisti devono affrontare il tema della reciprocità, imponendo trasparenza e accesso etico alle tecnologie che utilizzano i loro contenuti a fini di lucro. Con l’attenzione crescente sui dati psico-emotivi, la richiesta di trasparenza diventa urgente.

Inoltre, la personalizzazione dei dispositivi richiede che le categorie professionali, inclusi giornalisti, medici e avvocati, si preparino adeguatamente per non dipendere da intelligenze artificiali già predisposte. L’informazione deve riorganizzarsi, diventando non solo una fabbrica di notizie, ma anche un centro di addestramento e collaudo di sistemi intelligenti, sviluppando nuove figure professionali.

La difesa del giornalismo non risiede nei recinti normativi, ma nella capacità di garantire controllo e verifiche di qualità sui contenuti automatizzati: è necessario creare una piattaforma consortile tra editori e giornalisti per analizzare e verificare i sistemi automatici, poiché solo un algoritmo può controllare un altro algoritmo.

Fonte: Professione Reporter

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