Investire in Thailandia

La Thailandia è considerata un paese di nuova industrializzazione con un PIL di 515 miliardi di dollari, che la rende la 9a economia più grande dell’Asia. È stata, e continua a essere, uno dei paesi di maggior successo nella regione nell’attrarre IDE grazie al suo ambiente favorevole agli investitori stranieri.
Fin dalla sua istituzione nel 1966, l’Office of the Board of Investment (BOI) è stato fondamentale nella promozione degli investimenti nazionali e internazionali.
Oltre ai progetti di sviluppo interni, finalizzati soprattutto all’energia, la Thailandia è uno dei maggiori investitori nell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), in particolare in paesi come Cambogia, Laos, Myanmar e Vietnam.

Norme e regolamenti

Il Foreign Business Act (FBA) B. E. 2542 (1999) disciplina la maggior parte delle attività di investimento nel Paese. Il 14 settembre 2021, il gabinetto thailandese ha approvato una risoluzione che introduce incentivi all’immigrazione, alle tasse e alla proprietà terriera, volti ad attrarre investitori stranieri, pensionati facoltosi, professionisti che possono lavorare a distanza dalla Thailandia e professionisti altamente qualificati.
Tuttavia, il Foreign Business Act prescrive un’ampia gamma di attività che non possono essere condotte da stranieri senza ulteriori licenze o esenzioni, come per esempio banche, assicurazioni e telecomunicazioni, attività che sono riservate ai cittadini thailandesi, limitando la proprietà straniera a meno del 50% dell’investimento totale.

La legge sugli investimenti esteri

Le principali normative che regolano gli investimenti esteri sono il Foreign/Alien Employment Act B.E. 2551 (2008) e l’Investment Promotion Act (1977).
Se uno straniero intende lavorare in Thailandia, deve rispettare il Working of Alien Act B.E. 2551 (2008), che impone l’ottenimento di un permesso di lavoro dal Dipartimento del Lavoro del Ministero del Lavoro, a meno che non si applichi un’eccezione ai sensi della legge.
Ai sensi dell’Investment Promotion Act B.E. 2520 (1977), il BOI attua politiche di promozione degli investimenti, volte ad attrarre e sostenere gli investimenti esteri, che includono incentivi fiscali e non fiscali:

  • Gli incentivi fiscali prevedono esenzioni fiscali sul reddito delle società per periodi specifici ed esenzioni dai dazi all’importazione su macchinari e materie prime durante le fasi iniziali dell’attività.
  • Gli incentivi non fiscali comprendono l’assistenza con permessi di lavoro per i dipendenti espatriati, il potenziale permesso per la proprietà straniera di terreni (in genere limitato ai cittadini thailandesi) e l’opportunità di una piena proprietà straniera in vari settori promossi dal BOI.

La Industrial Estate Authority of Thailand (IEAT), un’impresa statale del Ministero dell’Industria, è responsabile dello sviluppo e della creazione di zone industriali. Fornisce alloggi e strutture per assistere gli imprenditori e concede incentivi e privilegi speciali agli operatori industriali. Il servizio one-stop di IEAT fornisce una soluzione di servizio completa per varie esigenze, tra cui l’acquisto e l’affitto di terreni, raccomandazioni sull’ubicazione della fabbrica e il rilascio di permessi per la produzione.

Principali investitori

Il Giappone è stato il principale investitore in Thailandia tra il 2015 e il 2022.
Nel 2023 lo è stata la Cina, seguita da Singapore al secondo posto e dagli Stati Uniti al terzo, con 40 progetti per un valore di 2,3 miliardi di dollari. Il Giappone nel 2023 ha occupato il quarto posto, seguito da Taiwan. Il 2023 ha visto anche un numero record di domande di investimento (registrate dal BOI), a conferma di una ripresa dopo il rallentamento imposto dalla pandemia di COVID-19.
Nei primi cinque mesi del 2024, hanno ricevuto l’approvazione per investire in Thailandia 317 società straniere. E, nello stesso periodo, il Giappone è stato ancora una volta il primo investitore con 84 progetti approvati per un valore di 40.214 milioni di baht; Singapore, Stati Uniti d’America, Cina e Hong Kong completano il ranking dei primi 5 investitori per questo periodo.

Industrie e settori di investimento

La Thailandia gode dei benefici conseguenti alle tensioni tra Cina e Stati Uniti, grazie al fatto che la potenza asiatica sposta sempre più parti della sua catena di approvvigionamento nel paese, in particolare nei settori dell’elettronica, della chimica e dell’automotive. A fronte di questa situazione, il governo thailandese sta diventando un riferimento per la produzione di veicoli elettrici (EV) in virtù dei piani di investimento da parte di case automobilistiche come la tedesca Mercedes e la cinese Great Wall Motor.

I principali settori di investimento del governo thailandese:

  • industrie biocircolari-verdi
  • veicoli elettrici
  • elettronica intelligente
  • industrie digitali
  • industrie creative

La Thailandia ha dato priorità agli investimenti in questi settori anche nell’ambito del Corridoio Economico Orientale (Eastern Economic Corridor, EEC). La ECC è una zona di investimento che si estende sulle tre province costiere orientali della Thailandia: Chachoengsao, Chonburi e Rayong. Gli incentivi per gli investimenti in queste regioni includono agevolazioni fiscali, agevolazioni normative e l’offerta di infrastrutture di fascia alta.
Delle 317 società straniere che hanno ricevuto l’approvazione per gli investimenti in Thailandia fino a giugno 2024, 99 di queste hanno registrato interesse a investire nella ECC.

Zone Economiche Speciali

Le Zone Economiche Speciali (ZES), individuate dal governo lungo le regioni di confine della Thailandia, sono un progetto introdotto dalla Banca asiatica di sviluppo nel 1998, come strategia per promuovere l’uso di corridoi economici transfrontalieri.
La Thailandia ha istituito 10 Zone Economiche Speciali (ZES) per attrarre investimenti esteri e stimolare la crescita industriale.
Attualmente, distribuite in varie province del paese, ciascuna ha caratteristiche e obiettivi specifici:

  1. Tak: situata lungo il Corridoio Economico Est-Ovest, questa zona facilita il commercio con il Myanmar e ospita attività manifatturiere e logistiche.
  2. Sa Kaeo: posizionata sul Corridoio Economico Sud, funge da punto di transito per le merci dirette in Cambogia e Vietnam, con un focus su manifattura e commercio.
  3. Trat: conosciuta per il turismo, questa zona mira a sviluppare i settori dei servizi e dell’ospitalità, oltre a facilitare il commercio con la Cambogia.
  4. Mukdahan: situata sul Corridoio Economico Est-Ovest, facilita il commercio con il Vietnam e la Cina meridionale, con enfasi su logistica e produzione.
  5. Songkhla: parte del Triangolo di Crescita Indonesia-Malesia-Thailandia, promuove l’industria della gomma, dei frutti di mare e dell’elettronica, facilitando il commercio con la Malesia.
  6. Chiang Rai: collegata alla provincia cinese dello Yunnan, questa zona si concentra su logistica, agricoltura e turismo, promuovendo il commercio con la Cina.
  7. Nong Khai: serve come punto di transito per il commercio tra Thailandia e Laos, con attività focalizzate su logistica e servizi di supporto.
  8. Nakhon Phanom: facilita il commercio con il Vietnam e la Cina meridionale, con un’enfasi su agricoltura, logistica e produzione leggera.
  9. Kanchanaburi: collegata al Myanmar, questa zona mira a sviluppare l’industria manifatturiera e a facilitare il commercio transfrontaliero.
  10. Narathiwat: connessa alla Malesia, si concentra su pesca, lavorazione del legno e commercio, promuovendo lo sviluppo economico locale.

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