Donne ceo, quante sono in Italia?

Il Corriere della Sera, in un articolo di Diana Cavalcoli, approfondisce la situazione italiana del lavoro femminile, in particolare delle donne a capo di un’azienda.
Mai così tante italiane nei board delle società ma sono ancora poche quelle che raggiungono ruoli apicali. Lo ha ricordato anche la premier Meloni ribadendo la volontà di avere una ceo a guida di una partecipata statale. Secondo il rapporto Women in Business, ad ogni modo, le poltrone di ceo occupate dalle donne italiane nel 2022 sono cresciute: siamo passati al 20% dal 18% del 2021. Con segnali positivi anche dall’Italia. A fine 2021, secondo il rapporto Consob sulla Corporate Governance, il 41% degli incarichi di amministrazione nelle società quotate era esercitato da una donna. Un record per il nostro mercato legato in buona parte alle norme che riservano una quota dell’organo sociale al genere meno rappresentato. Si pensi alla Legge Golfo-Mosca del 2011 e alla legge 160/2019. Posti i buoni risultati va comunque precisato che tra le donne delle stanze dei bottoni solo un 2% è ceo e solo il 4% presidente. Nella maggior parte dei casi le donne sono consiglieri indipendente (75%) o di minoranza (11%) e allargando lo sguardo al mondo delle imprese, il gap è evidente: solo 1 su 10 è a guida femminile (dati Cerved) .

Posti i numeri in crescita ma perfettibili, un esercizio sempre utile è vedere chi ha già tagliato il traguardo. Chi sono, quindi, le super manager del Bel Paese?

Scorrendo l’elenco delle più grandi società italiane quotate (e non) emergono profili diversi. Tra le italiane al vertice c’è ad esempio «Lady Microsoft». Silvia Candiani ceo di Microsoft per l’Italia dal 2017 è stata pioniera nel campo tech. Nata a Milano nel 1972 da anni incoraggia le giovani a formarsi in ambito Stem allenando il coraggio e accettando i rischi. Raccontava a novembre al Corriere della Sera: «Credo che l’essere donna mi abbia dato una marcia in più in termini di capacità, di empatia, relazionale, di ascolto. Qualità che poi fanno la differenza anche nel mondo del lavoro». Al vertice troviamo poi Margherita Della Valle, nominata amministratrice delegata ad interim del gruppo Vodafone. Laureata al Des della Bocconi nel 1988, romana, classe 1965, vive da 15 anni a Londra e nel gruppo è stata anche Cfo, responsabile della gestione delle attività finanziarie. Al Corriere ricordava in una recente intervista: «Se si guarda alle grandi aziende europee, quelle che sono nei principali indici azionari, solo 1 Cfo su 10 è donna. C’è ancora molto da fare». Per l’industria spicca la chimica Catia Bastioli, amministratrice delegata di Novamont, colosso nel settore delle bioplastiche, ed ex-presidente di Terna che ha messo al centro della sua attività l’attennzione per la sostenibilità e l’economia circolare. Tra le ceo anche la romana Alessandra Ricci, ad e dg di Sace da maggio 2022. Classe 1969 Ricci è Laureata in Economia e commercio presso l’Università Luiss e fino al 2020 era ceo di Simest. Tra le donne al vertice anche Vera Fiorani, amministratrice delegata e dg di Rfi. Laureata in Economia e Commercio all’Università La Sapienza di Roma, entra in Rfi nel 2001 dopo esperienze lavorative in Ferrovie dello Stato, Tav e Izi.

Tra le dirigenti anche Lucia Morselli attuale amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia, già ArcelorMittal Italia. C’è poi Elena Patrizia Goitini, dal 2021 ad di Bnl e responsabile Bnp Paribas per l’Italia. Milanese, bocconiana, è la prima donna alla guida di una grande banca in Italia. In una recente intervista sulla parità di genere parlava della necessità per le donne di puntare sulla «nostra autenticità e non su stereotipi manageriali».

 

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