Il vino biologico italiano è sempre più apprezzato a livello internazionale per l’alta qualità che unisce l’identità territoriale, data dalle denominazioni d’origine, alla certificazione biologica che attesta la scelta di produrre in maniera sostenibile e responsabile.
Secondo VINOBIO – la piattaforma online di dati e informazioni per l’internazionalizzazione del vino biologico Made in Italy (curata da Nomisma e promossa da ICE Agenzia e FederBio) – l’Italia detiene il primato per incidenza di superficie vitata biologica (21% del totale) in Europa. La concorrenza è però agguerrita: dal 2010 al 2020 le superfici vitate bio in Italia sono cresciute del +125%, contro il +129% della Spagna e il +171% della Francia.
Export vino biologico italiano
Secondo le stime Nomisma, il valore dell’export di vino biologico italiano nel 2022 ha raggiunto i 626 milioni di euro (+18% rispetto al 2021) con un peso sul totale dell’export vitivinicolo italiano (bio + convenzionale) pari all’8%.
Dall’indagine condotta da Nomisma per ICE Agenzia e FederBio su 110 imprese vitivinicole italiane, la Germania è il principale mercato di destinazione per il nostro vino bio (67% delle aziende lo indica come primo mercato di riferimento), seguita dai Paesi Scandinavi (61%). Al di fuori dei confini comunitari, i principali acquirenti sono: Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito, seguiti da Canada e Giappone.
Indagini Nomisma
Nomisma ha condotto recentemente tre indagini sui consumatori scandinavi (Svezia e Danimarca), giapponesi e messicani, per mappare i comportamenti di consumo e le potenzialità del bio Made in Italy sui tre mercati.
Scandinavia
Secondo i dati del Systembolaget, il monopolio svedese che gestisce le vendite di bevande alcoliche, ben 1/4 delle vendite di vino è costituito da quelli a marchio bio per un valore di 600 milioni di euro nel 2021 e un tasso di crescita medio annuo del +15% dal 2014 al 2021. Il vino italiano gode di un’ottima reputazione sul mercato scandinavo e ha un peso sul totale delle vendite di vino bio del 42%.
Il Prosecco veneto rappresenta la denominazione a marchio bio più venduta in Svezia. Bene anche i vini di Sicilia e Puglia, regioni che nel complesso intercettano il 24% delle vendite di vino a marchio biologico in Svezia.
L’indagine condotta da Nomisma tra gennaio e febbraio 2023 su un campione rappresentativo di consumatori in Svezia e Danimarca (18 – 65 anni) evidenzia che il 38% dei wine user scandinavi beve vino a marchio bio di origine italiana e più del 20% lo fa con cadenza settimanale. Tra le famiglie benestanti con redditi medio-alti la quota di user di vino bio italiano cresce fino al 55%.
Le opportunità per le aziende vitivinicole italiane sul mercato scandinavo sono concrete:
- il 46% dei consumatori intervistati si è dichiarato interessato a provare un nuovo vino italiano a marchio bio
- il 35% sarebbe disposto a spendere un differenziale di prezzo superiore al 5% rispetto a un vino italiano non bio
- gli indecisi (34%) sarebbero attratti, oltre che da promozioni e prezzi bassi, anche da brand famosi, da informazioni sul basso impatto ambientale e dalla presenza di confezioni eco-sostenibili.
Giappone
Il Giappone è il secondo mercato in Asia per consumo di vino (3,4 mln di ettolitri nel 2022) e il quinto importatore mondiale di vino (dopo Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Canada) con un valore degli acquisti dall’estero pari a 1,7 miliardi di euro. Secondo i consumatori giapponesi, la classifica dei Paesi che producono i vini di miglior qualità è guidata dalla Francia, seguita dall’Italia.
Dall’indagine condotta da Nomisma tra febbraio e marzo 2023 sui consumatori giapponesi (18 – 65 anni) emerge un forte potenziale per il nostro vino bio: quasi un consumatore di vino su due (45%) ha acquistato o ordinato un vino italiano almeno in un’occasione nell’ultimo anno.
La quota di chi ha avuto modo di sperimentare il binomio biologico/Made in Italy per il vino è stata solo del 10%. Esistono quindi ampi spazi di crescita per il vino bio italiano, che dal 1° ottobre 2022 può contare sulla certificazione biologica “Jas”, già conosciuta dal 41% dei consumatori giapponesi di vino.
Più di un terzo dei consumatori giapponesi sarebbe disposto ad acquistare un nuovo vino bio made in Italy se lo trovasse nei punti vendita in cui effettua abitualmente la spesa alimentare.
Gli indecisi (41% del totale) sarebbero attratti oltre che da prezzi più accessibili, da una maggiore comunicazione sui canali tradizionali come radio/tv. Infatti, tra i principali fattori che oggi frenano l’acquisto di vino bio made in Italy vi sono:
- scarsa informazione sulle caratteristiche distintive dei prodotti biologici italiani
- carenza di referenze sugli scaffali della grande distribuzione.
Messico
Secondo la consumer survey condotta da Nomisma nel mese di maggio su un campione di popolazione residente nelle principali città messicane e con redditi medio-alti, il 72% dei consumatori che acquista prodotti biologici lo fa perché sono più sicuri per la salute, perché possiedono proprietà nutritive migliori (54%) e perché hanno una qualità superiore (37%).
L’80% degli user bio dichiara di non aver informazioni sufficienti e dettagliate sulle caratteristiche e i valori degli alimenti biologici (quota che supera il 90% per i non user di bio).
Nel percepito dei consumatori messicani, tra i Paesi che producono i prodotti alimentari di maggiore qualità, l’Italia si posiziona al secondo posto alle spalle dei vicini Stati Uniti. Per il vino l’Italia è prima, davanti a Cile e Francia.
Inoltre 2 consumatori su 3 si dicono certamente interessati ad acquistare un prodotto biologico italiano se lo trovassero presso il punto vendita che frequentano abitualmente.
Il consumatore messicano è più interessato al binomio bio-Made in Italy per formaggi, pasta e vino. Sul vino bio, in particolare, si prevedono le maggiori opportunità legate ai trend in crescita dei consumi pro-capite, ma anche a una maggior presenza di vino italiano su questo mercato.
Fonte: mglobale