In un anno, il 2024, che ha visto il nostro export mantenersi su livelli stazionari, la Turchia – inclusa tra i mercati “ad alto potenziale” individuati dal Ministro Tajani per il raggiungimento dell’obiettivo di 700 miliardi di esportazioni – ha registrato un incremento del 24% delle importazioni dall’Italia, pari a un valore di 17,6 miliardi di euro, diventando così il decimo mercato di sbocco per i nostri prodotti. Più contenuta, ma comunque significativa, anche la crescita delle importazioni dalla Turchia (+4,5%), che hanno toccato i 12 miliardi di euro, portando l’interscambio complessivo a sfiorare i 30 miliardi (29,6 mld). L’Italia si conferma così il quarto paese fornitore della Turchia, dopo Cina, Russia e Germania, e quinto paese cliente.
La composizione dell’interscambio
Nella composizione delle nostre esportazioni verso la Turchia prevalgono le voci riconducibili alla “meccanica e apparecchiature”, che rappresentano il 24% del totale. Il mercato turco si conferma infatti tra i principali sbocchi a livello globale per diversi comparti della meccanica italiana: dalle macchine utensili a quelle tessili, dalle macchine per il confezionamento e l’imballaggio a quelle per l’industria alimentare e la lavorazione della plastica. Rilevanti anche le esportazioni di “veicoli e parti” e quelle afferenti alle “altre industrie manifatturiere”, con particolare rilievo per gioielleria e occhialeria. Sul fronte opposto, l’export turco verso l’Italia vede al primo posto proprio la voce “veicoli e parti”, seguita da prodotti della metallurgia, elettrodomestici, prodotti chimici, tessile-abbigliamento e prodotti agricoli, in particolare nocciole e cereali.
Investimenti bilaterali in crescita
Rilevanti anche gli Investimenti Diretti Esteri italiani in Turchia, che si attestano intorno ai 6 miliardi di euro, con una presenza di circa mille aziende a capitale italiano o partecipate. Tra queste figurano grandi gruppi come Fiat/Stellantis, Pirelli ed Eldor nell’automotive; Barilla e Ferrero nel comparto alimentare; Menarini e Recordati nel settore farmaceutico; Eni, Trevi e WeBuild nelle infrastrutture, e Luxottica nell’occhialeria, solo per citare i nomi più rappresentativi.
In espansione anche gli investimenti turchi in Italia, soprattutto negli ultimi tre anni, e stimati attorno ai 2 miliardi di euro. Tra i principali gruppi presenti figurano Beko per gli elettrodomestici, Sisecam per l’industria del vetro, Karsan per l’automotive, e più recentemente Baykar, attivo nell’industria della difesa. Accanto a questi, numerose aziende turche di dimensioni più contenute investono nel nostro Paese, in particolare nei settori dell’abbigliamento e dell’arredo, al fine di poter valorizzare le proprie produzioni con l’etichetta “Made in Italy”.
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